UN PIPISTRELLO CI SCRIVE ...
(alla cortese attenzione di amministratori e tecnici)
Questa sezione del sito è dedicata a particolari aspetti problematici e alla loro risoluzione.
Abbiamo scelto un approccio spiccio, forse non proprio ortodosso, ma che va diretto al cuore dei problemi: ogni argomento è introdotto dalla lettera di un pipistrello che ci segnala un caso. Ne derivano spunti di lavoro per noi e per voi, e soprattutto per le Pubbliche Amministrazioni, dal livello comunale a quello statale.
Linee guida per la conservazione dei chirotteri nelle costruzioni antropiche.
& Inquinamento luminoso: adeguamento legislativo. (top)
C'era una volta. Era la volta della stanza piú alta della torre in cui, tanti anni prima, era stata rinchiusa dalla strega cattiva Raperonzolo, quella che si faceva crescere le trecce e che alla fine aveva sposato un bellissimo e ricchissimo principe. Tutto ció era successo molti anni prima; in seguito la torre non era piú stata utilizzata da essere umano, anzi: nessuna persona c'era neppure piú entrata, data quella scomoditá dell'assenza di porta e dell'unica finestra in alto.
Per noi pipistrelli, invece, quel tipo di accesso era l'ideale: si entrava nel locale sotto la soffitta e quindi si passava, attraverso la botola, alla soffitta stessa, dove c'era quella bella volta di pietra. Lí stavamo tutte assieme, settantasette femmine di rinolofo maggiore, con un gruppetto di maschietti giovani figli di sorelle, zie e cugine (io ho tre anni e avró quest'anno il mio primo piccolo). A fine giugno c'erano i parti e ai primi di settembre lasciavamo la torre, per ritrovarci nuovamente lí nella primavera dell'anno dopo.
Ci consideravamo fortunate: la colonia di vespertilio maggiore della cantina del castello di Cenerentola (tremilatrecentotrentatrè in tutto) si è dispersa perché i locali sono stati "recuperati" per farci, una volta all'anno, la sagra dei tortelli di zucca; e non voglio ricordare la tragedia dei rinolofi minori che stavano nel sottotetto della chiesa del paese: tetto smontato a inizio luglio, con le creaturine che ancora non sapevano volare...
Pensavamo che la nostra torre sarebbe stata per sempre tranquilla e per sempre cosí bella: buia nelle notti buie e imponente nella luce misteriosa di quelle di luna.
Invece un giorno sono arrivati quei tizi. Avevano delle carte e parlavano di strane cose, di alogenuri e di led, di luce bianca brillante e di spot violetti, di effetto scenico garantito. Oggi ho capito cosa intendessero: tutte le notti la mia torre si riempie di una luce spaventosa, che toglie il fiato, che né io, né le mie sorelle possiamo sopportare...
Scrivo questa lettera nella speranza che qualcuno ci possa ridare la nostra casa.
Cordialmente, Rina F.
Risponde il CRC:
A certi tipi di alterazioni ambientali si potrebbe facilmente porre rimedio: nel caso della torre di Rina basterebbe spegnare le luci o, se proprio lo si desiderasse, lasciarle accese solo d'inverno! Facile a dirsi ...
Gli edifici monumentali rivestono un'importanza fondamentale nella conservazione dei chirotteri, in particolare nella fase dei parti e dell'allevamento della prole: gran parte delle colonie riproduttive delle specie di maggior interesse conservazionistico trova rifugio nei vani poco utilizzati dall'uomo (soprattutto sottotetti e scantinati) presenti al loro interno. La filopatria rende tale legame particolarmente importante e delicato: le femmine nate in un sito tornano a partorire nel sito stesso e se questo viene alterato ne possono derivare conseguenze gravi per la popolazione di chirotteri interessata. Cambiamenti di destinazione d'uso, lavori di restauro/ristrutturazione e altri interventi con potenzialitá d'impatto sui chirotteri (come l'illuminazione decorativa della lettera) riguardanti edifici e siti del Patrimonio culturale, dovrebbero pertanto essere vincolati a misure cautelative che diano effettiva garanzia di conservazione dei chirotteri e di rispetto
delle leggi che li tutelano (è vietato uccidere o disturbare gli esemplari e alterare i loro rifugi: I pipistrelli e la Legge).
Purtroppo non esiste attualmente, in Italia, un documento di valore cogente che obblighi e, nel contempo, aiuti efficacemente le amministrazioni cui compete la gestione del Patrimonio culturale ad adottare cautele e attuare interventi per prevenire o risolvere problemi come quello descritto. Il testo "Linee guida per la conservazione dei Chirotteri nelle costruzioni antropiche e la risoluzione degli aspetti conflittuali connessi" (Agnelli et al., 2008. Quaderni di conservazione della natura MATTM-ISPRA, vol. 28) inquadra la problematica, ma è inadeguato al conseguimento concreto degli obiettivi di tutela: si veda, al riguardo recensione Linee guida costruzioni antropiche.
Ció premesso, torniamo alla lettera di Rina.
L'illuminazione dell'ipotetica torre utilizzata dalla colonia di rinolofi come rifugio riproduttivo rappresenta una violazione delle disposizioni normative che tutelano i chirotteri.
L'ipotetico amministratore che ha dato disposizioni per l'allestimento dell'impianto di illuminazione con tutta probabilitá ignorava la frequentazione da parte della colonia (potrebbe anche aver visitato il sito nel periodo stagionale di assenza degli esemplari e, non essendo esperto di chirotteri, non aver notato il guano o non averlo saputo attribuire ai rinolofi) e probabilmente ignorava anche i problemi di conservazione dei chirotteri e le leggi vigenti di tutela faunistica. Di certo, alla data in cui scriviamo (novembre 2009), non avrebbe potuto trovare indicazioni al riguardo sul sito Internet del Ministero per i Beni e le Attivitá Culturali e comunque, nell'improbabile caso che, per altra via, avesse avuto accesso alle "Linee guida per la conservazione dei Chirotteri nelle costruzioni antropiche e la risoluzione degli aspetti conflittuali connessi", si sarebbe messo il cuore in pace, pensando che nella torre non ci fossero pipistrelli (secondo le "Linee
guida", il ricorso allo strumento della perizia chirotterologica, volto a prevenire effetti negativi sui chirotteri, è indispensabile solo nei casi in cui la presenza di chirotteri è giá nota).
Infine, l'amministratore ha potuto essere rassicurato dalle vigenti normative in materia di inquinamento luminoso: manca una legge nazionale sul tema e le leggi regionali esistenti non considerano adeguatamente le conseguenze negative che l'illuminazione decorativa puó avere sulla fauna e in particolare giudicano l'illuminazione "internalizzata" (come le luci dentro la torre) non inquinante!
Perdere una colonia di rinolofo maggiore, nell'attuale situazione di rarefazione, puó pregiudicare la conservazione di tale specie su ambiti territoriali vasti. Si consideri che per il complessivo territorio piemontese-valdostano si conoscono oggi solo due colonie riproduttive della specie e, se è probabile che alcune ulteriori colonie siano presenti (non conosciute a causa della carenza di indagini), di certo il loro numero è comunque molto limitato.
La torre di Rina, abbiamo detto, è ipotetica. Tuttavia, estrapolando quanto sappiamo sulle colonie note che utilizzano edifici monumentali, ossia che è indispensabile vigilare costantemente per conciliare la loro conservazione e le diverse esigenze antropiche, siamo certi che il problema sollevato riguarda molte colonie presenti nel nostro Paese, fondamentali per la conservazione delle specie di chirotteri piú minacciate.
Per risolvere il problema occorre lavorare al conseguimento degli obiettivi che elenchiamo nel seguito e questo è un appello a tutti coloro che possono contribuirvi:
-
A livello nazionale occorre che il Ministero dell'Ambiente e delle Tutela del Territorio e del Mare e il Ministero per i Beni e le Attivitá Culturali predispongano un documento di valore cogente al fine di garantire l'applicazione delle disposizioni normative a tutela dei chirotteri all'interno degli edifici/siti del Patrimonio culturale e che diano quindi comunicazione permanente di ció attraverso i siti Internet di entrambi i Ministeri e delle Soprintendenze, anche al fine di escludere il rischio che le Soprintendenze incorrano in infrazioni colpose delle norme.
In relazione agli obblighi di cui all'articolo III dell'Accordo sulla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei (L. 105/2005) e segnatamente al fatto che ogni Parte contraente deve "assegnare a un organismo competente responsabilitá di consulenza circa la conservazione e la gestione dei chirotteri, con particolare riguardo ai problemi relativi alla loro presenza negli edifici" sarebbe utile che nel documento fosse individuato l'organismo di riferimento per l'Italia (le finalitá consultive dell'ISPRA, ex INFS, espresse con generico riferimento alla fauna selvatica all'art. 17 della L. 157/1992, sono compatibili con le funzioni citate, ma è utile far chiarezza in merito).
- A livello nazionale è altresí auspicabile una revisione (correzione e integrazione) delle "Linee guida per la conservazione dei Chirotteri nelle costruzioni antropiche e la risoluzione degli aspetti conflittuali connessi", che renda il testo piú chiaro, completo e applicabile.
-
A livello regionale è necessario che vengano attivati canali di comunicazione e collaborazione rapidi e costanti fra organi deputati alla tutela faunistica, chirotterologi e Soprintendenze, orientati ad agevolare le attivitá di monitoraggio della presenza di chirotterofauna negli edifici/siti del Patrimonio culturale, garantire l'adozione di procedure rispettose dei chirotteri nelle fasi di progettazione e intervento, migliorare l'idoneitá dei rifugi nei confronti dei chirotteri e risolvere eventuali problemi determinati dalla presenza dei chirotteri.
Il conseguimento di tali finalitá risulterebbe ovviamente facilitato qualora fossero giá stati conseguiti gli obiettivi espressi nei punti precedenti, ma l'urgenza di conservazione rende opportuna l'immediata attivazione di processi di concertazione per raggiungere risultati per lo meno nell'ambito locale. Le Amministrazioni locali dovranno ovviamente tener conto di ogni nuovo indirizzo e disposizione di portata nazionale.
In Piemonte sono attualmente in corso incontri fra i soggetti coinvolti nella problematica.
-
E' necessario adeguare la legislazione in materia di inquinamento luminoso, al fine di renderla piú coerente sotto il profilo della tutela delle biocenosi. Nel caso delle Regioni che hanno giá legiferato si tratta di modificare e integrare le normative esistenti e gli strumenti applicativi che da esse discendono (Linee guida, Regolamenti d'attuazione, Piani dell'illuminazione); a livello nazionale e nel caso delle Regioni ancora sprovviste di leggi in materia occorre predisporre normative adeguate. Il CRC ha elaborato delle proposte in merito, con particolare attenzione alla tutela dei chirotteri; il lavoro è stato presentato nell'ambito del II Convegno sui chirotteri italiani ed è scaricabile cliccando "Non metteteli in cattiva luce!".
Presepi nei rifugi dei pipistrelli (top)
|
Premetto che non ho nulla contro la religione e le manifestazioni religiose, anzi, si puó dire che sono abbastanza di chiesa, per lo meno d'estate. D'inverno peró ho bisogno di stare in un posto senza sbalzi di temperatura, intorno ai 5-8 gradi, e la grotta appena fuori paese era perfetta.
Era. Perché ora ci fanno il presepe e in dicembre e gennaio il posto è diventato inagibile per me e gli altri rinolofi minori, e anche per i grandi Myotis, gli smarginati e il vecchio euriale.
Per fortuna ho trovato una miniera abbandonata. Non è bella come la grotta, ma la temperatura è quella giusta ed è buia e tranquilla. A me è ancora andata bene, ma non so agli altri, e poi mi sento un po' sola. Non è che il prossimo anno possono fare il presepe da un'altra parte?
Cordialitá, Mina R.
|
Risponde il CRC:
Fare il presepe è un atto religioso, ma anche espressione di creativitá e, in alcuni casi, persino di arte. Il problema sollevato rappresenta, evidentemente, una situazione limite, ma ciononostante dobbiamo occuparcene. Ci sono infatti stati segnalati casi in Italia - non solo di grotte, ma anche di sotterranei di edifici monumentali - che in passato costituivano importanti siti di ibernazione di chirotterofauna e che sono stati preclusi ai chirotteri proprio per questa peculiare destinazione d'uso.
Affinché non capiti piú, ricordiamo che tali interventi hanno implicazioni legali e, piú semplicemente, rigiriamo alle amministrazioni interessate la domanda di Mina: non è che il presepe si puó fare da un'altra parte?
Bunker, gallerie e miniere abbandonate: messa in sicurezza e nuove forme di utilizzo (top)
|
Sono arrivata il 10 giugno. Con me, le altre femmine di vespertilio di Blyth, giá pronte a sentirci la solita nenia delle femmine di vespertilio maggiore: "Eccole qui, anche quest'anno in ritardo voi blythii, eh?, e noi abbiamo giá partorito eh!, guardate questi piccoli che hanno giá il pelo eh, e come sono grandi eh...". Siamo certe di essere nel posto giusto: siamo nate qui ed è quasi tutto come gli altri anni. Manca solo il varco e c'è un muro che odora di fresco. Ma dove sono le femmine di vespertilio maggiore?
Lia M.
|
Risponde il CRC:
Ci siamo chiesti se pubblicare questa lettera. Benché "giri voce" che in Italia si siano verificati casi di colonie murate vive a causa di interventi di chiusura (per ragioni di sicurezza) di siti sotterranei artificiali, non abbiamo potuto verificare la veridicitá di tali segnalazioni. E' tuttavia probabile che episodi cosí tragici si siano effettivamente verificati ed è altrettanto verosimile che chi ha eventualmente disposto o realizzato materialmente gli interventi, l'abbia fatto senza sapere della presenza dei chirotteri: nel nostro Paese molti siti sotterranei artificiali, potenzialmente idonei a ospitare chirotterofauna, sono infatti stati messi in sicurezza chiudendone gli accessi con murature piene o altre barriere non permeabili al transito dei chirotteri e gli uffici che se ne sono occupati non avevano (e non hanno) competenze in campo faunistico.
Se riguardano siti di rifugio di chirotteri, gli interventi di occlusione degli accessi sono gravi anche se non comportano mortalitá diretta di esemplari, poiché azzerano la possibilitá che i chirotteri utilizzino i rifugi, con potenziali ripercussioni negative significative a livello demografico: si consideri anche che molte delle specie di chirotteri che utilizzano i rifugi ipogei sono minacciate d'estinzione e che denotano grande fedeltá nei confronti di tali siti, ritornandovi regolarmente anno dopo anno. Va inoltre ricordato che gli interventi descritti violano le normative di tutela della chirotterofauna.
Ció che forse colpisce piú di ogni altra cosa, tuttavia, è che questi problemi potrebbero essere risolti utilizzando tecniche di chiusura che consentano di escludere l'ingresso dell'uomo e mantengano l'accessibilitá per i chirotteri. Si tratta, dunque, di informare della problematica i soggetti che hanno responsabilitá decisionali nel settore e di fornire loro le indicazioni per la realizzazione di interventi corretti. Affinché l'azione informativa sia efficace occorre che sia capillare, dal momento che non si puó pretendere che gli stessi soggetti, avendo competenze tecniche lontane da quelle in campo faunistico, siano motivati a ricercare autonomamente informazioni al riguardo.
Cliccando precauzioni nella gestione dei siti sotterranei,è possibile scaricare una nota informativa che fornisce le indicazioni essenziali sulle misure cautelative da mettersi in atto nel caso debbano essere operati chiusure o altri interventi con notevole potenzialitá di impatto sulla chirotterofauna (turisticizzazioni o altre nuove forme di destinazione d'uso) in siti quali grotte, miniere abbandonate, gallerie ferroviarie dismesse, gallerie su canali, volumi ipogei di edifici monumentali, bunker e altre opere belliche. Chiediamo a tutti i soggetti potenzialmente coinvolti nella gestione di tali siti di aiutarci nell'azione informativa inserendo la nota nei propri siti web: quanto piú essa sará ripetuta tanto maggiore sará la probabilitá di garantire la tutela dei chirotteri e il rispetto della legge! Questo invito è rivolto in particolare ai Ministeri dell'Ambiente, dello Sviluppo Economico, del Turismo, dei Beni
e delle Attivitá culturali (talora i siti citati hanno rilevanza archeologica, storica o artistica), ad ISPRA, APAT e ARPA, agli Assessorati regionali e provinciali con competenze nella gestione di grotte, miniere, captazioni idriche ipogee e nella valorizzazione turistica dei siti sotterranei, alle Soprintendenze, agli Uffici del demanio militare, agli Enti che gestiscono infrastrutture viarie e canali, alle Comunitá Montane e alle Amministrazioni comunali che presentano sul proprio territorio siti come quelli descritti, ad associazioni con interessi in campo speleologico, mineralogico, di tutela ambientale e culturale, agli ordini e collegi professionali di ingegneri, architetti e geometri.
Per maggiori informazioni sui chirotteri che utilizzano gli ambienti ipogei:Pipistrelli negli ambienti sotterranei.
Bat box: pro e contro (top)
| Nei miei ventuno anni ho sempre passato l'estate nel boschetto vicino al fiume. Ci si stava molto bene e a me piaceva cambiare albero-rifugio: un giorno stavo dentro il vecchio nido di picchio del grande salice bianco, un giorno nella fessura lunga dell'ontano nero, un altro ancora sotto la corteccia del pioppo morto e cosí via.
Tutto bene fino al mese scorso. Cosa ti va a pensare l'amministrazione? Che cosí vicino al fiume è meglio che non ci siano alberi, per non rischiare in caso di alluvioni. Io sono solo un vespertilio di Bechstein e questo ragionamento non l'ho capito, né pretendo di capirlo. Quello vicino al fiume era l'unico boschetto che rimaneva: si vede che anche quelli non vicini al fiume erano pericolosi per gli umani.
L'amministrazione dice anche di essere attenta all'ecologia e che per questo ha dato ai cittadini cinquanta cassette per pipistrelli da mettere sulle case: cosí i pipistrelli ci vanno ad abitare e mangiano tutte le zanzare.
Io sono solo un vespertilio di Bechstein e non pretendo di capire quello che fa l'amministrazione. Ma non andró in quelle cassette sulle pareti delle case e continueró a mangiare falene, bruchi, tipule, curculionidi, opilioni e millepiedi. Giá, ma dove?
Perplesso, Bectino V.
|
| Buonasera, mi chiamo Pippo e sono un albolimbato. Ho cambiato da poco indirizzo estivo: prima stavo dietro la grondaia del municipio, lato Sud-Ovest, ora abito in una lussuosissima bat box, stesso edificio e stesso lato.
Vi scrivo per scusarmi: proprio non mi riesce di mangiare 2000 zanzare a notte. Intendiamoci, le zanzare sono buone come la cioccolata e vanno giú che è un piacere, ma dopo un po' devi cambiare perché danno tanta stitichezza... Io mangio 2000 insetti a notte, ma mi piace variare!
Un abbraccio da Pippo K.
|
Risponde il CRC:
Aver acquisito la capacitá di volare e di ecolocalizzare ha significato per i chirotteri poter accedere a una risorsa alimentare eccezionale: gli insetti volatori notturni (fermo restando che i pipistrelli catturano anche prede posate, in parte appartenenti a specie diurne, reperite mentre sono in riposo). Gli uccelli, che pur annoverano un alto numero di insettivori, salvo limitatissime eccezioni non sono in grado di utilizzare gli insetti che volano nottetempo a causa dell'incapacitá di essere attivi al buio, legata al fatto che utilizzano la vista come senso primario.
Oltre a nutrirsi di una grande varietá di prede, ogni pipistrello attivo ne consuma una grande quantitá: in una notte fino a un terzo - metá della propria massa corporea.
Di solito i pipistrelli seguono una strategia alimentare opportunista, catturando le prede gradite in proporzione alla loro disponibilitá nell'ambiente, ma se una specie-preda gradita diventa estremamente abbondante ("pullula"), i pipistrelli passano all'alimentazione selettiva, concentrando proprio su quella preda gli sforzi di caccia.
Tutto ció fa sí che i pipistrelli abbiano un ruolo ecologico importantissimo e insostituibile, e poiché varie specie di insetti predati hanno per l'uomo rilevanza sanitaria (es. zanzare) e/o economica (specie di interesse agrario o forestale) ne deriva anche "un ritorno" in termini di lotta biologica, la cui esatta entitá è tuttavia difficile o impossibile da quantificare.
Capita invece di leggere sui giornali o di sentire alla televisione che "un pipistrello in una notte mangia migliaia e migliaia di zanzare" (abbiamo letto persino 3000, 4000 e addirittura 6000!), e che la collocazione di cassette-nido per pipistrelli sugli edifici è un mezzo per far diminuire drasticamente le zanzare (o addirittura farle scomparire, come abbiamo anche letto ...).
In realtá non è certo che la collocazione di cassette-nido sugli edifici contribuisca a incrementare il numero dei pipistrelli e che, conseguentemente, possa determinare una diminuzione del numero delle zanzare. I pipistrelli che utilizzano le cassette-nido per edifici trovano giá negli edifici stessi, comprese le abitazioni di costruzione recente, moltissime occasioni di rifugio: cassonetti delle tapparelle, intercapedini sotto gli elementi di copertura del tetto o di rivestimento delle facciate o ancora sotto i faldalini metallici utilizzati a bordura di balconi e tetti piani, interstizi presso grondaie e camini e tanti altri rifugi di piccolo volume (si veda anche: Pipistrelli negli edifici).
Possiamo ipotizzare che la collocazione di cassette-nido su alberi isolati o pali incrementi le popolazioni di alcuni chirotteri nei territori estesamente caratterizzati da coltivazioni erbacee ed assenza di alberi adatti al rifugio, ma è per lo meno dubbio che altrettanto avvenga nel caso dei contesti edificati.
Ció non implica che i progetti di collocazione di cassette-nido sugli edifici manchino di significato ai fini di conservazione, ma la loro efficacia in tal senso è molto piú probabilmente indiretta: chi appende al muro di casa propria una bat board, o bat box che dir si voglia, non crede nei luoghi comuni e nelle superstizioni negative sui pipistrelli e parlando della cassetta e dei pipistrelli coi conoscenti aiuta a diffondere un'informazione piú corretta, che puó essere preziosa nella prevenzione di comportamenti ostili nei confronti dei pipistrelli. I progetti di collocazione di cassette-nido possono quindi avere un ruolo importante nell'informazione/sensibilizzazione pubblica ed è rilevante, a tale fine, che insistano particolarmente su un concetto: vivere in un ambiente che ospita tante specie, che si controllano vicendevolmente, è meglio che vivere in un ambiente biologicamente povero. Quest'ultimo è tendenzialmente meno sano, meno interessante e meno piacevole.
Sempre piú frequentemente, invece, veniamo a sapere di progetti di collocazione di cassette-nido finanziati da Pubbliche Amministrazioni e presentati al pubblico come la risoluzione al problema delle zanzare, di norma con la complicitá di mezzi di informazione particolarmente propensi al sensazionalismo e alla scarsa attenzione alla correttezza dei dati. Ció è sbagliato e, paradossalmente, puó creare problemi alla conservazione dei chirotteri: si suscitano false aspettative nei cittadini (i pipistrelli non faranno scomparire le zanzare) e si rischia di fornire alibi ad Amministrazioni che magari non si impegnano affatto nella conservazione (si mettono le bat box e nel contempo si distruggono i rifugi naturali arborei o le colonie di grande importanza conservazionistica associate ai grandi volumi degli edifici, i cui esemplari non colonizzeranno mai una bat box).
Ricordiamo che per la tutela dei pipistrelli l'unica strategia vincente è quella di conservare e, meglio ancora, incrementare l'idoneitá dell'ambiente nei loro confronti, salvaguardando le aree importanti per la loro alimentazione (ambienti forestali, zone umide, agroecosistemi con presenza di siepi e altre componenti paranaturali) e proteggendo attivamente i loro rifugi (alberi con cavitá, fessure o cortecce sollevate, grotte e miniere abbandonate, rifugi all'interno delle costruzioni e in particolare negli edifici monumentali).
Rifiutiamo, infine, la vecchia e pericolosa filosofia della tutela delle specie in quanto "utili". Benché i pipistrelli siano da vecchia data classificati fra le specie utili all'uomo (erano giá protetti ai sensi del Regio Decreto n. 1016 del 1939, che condannava invece come nocivi lupi, lontre, aquile ecc.), riteniamo che tutte le specie meritino di essere conservate, indipendentemente dalla loro utilitá per l'uomo e, in fondo, anche al di lá del loro ruolo ecologico. Siamo convinti, cioè, che l'estinzione di una specie rappresenti sempre e comunque una perdita, cosí come la distruzione di un'opera d'arte: l'umanitá sopravvive all'estinzione di una specie, cosí come alla distruzione di un'opera d'arte, ma è un'umanitá piú povera...
Il discorso ci ha portato lontano, ma ritenevamo doveroso far chiarezza.
Ció premesso, se desiderate collocare una cassetta nido per pipistrelli a casa vostra, ben venga! Per chi ama i pipistrelli, la loro presenza è sempre motivo di soddisfazione, che essi abbiano scelto una bat box, o la grondaia o il cassonetto delle tapparelle... Anzi, se volete far sapere anche a quei vostri conoscenti, cosí poco inclini all'idea, che siete orgogliosi di avere come inquilini i nostri piccoli amici, appendete in casa l' attestato d'ospitalitá disegnato da Elio Giuliano.
Trovate informazioni per l'acquisto di bat box ai siti http://www.msn.unifi.it/CMpro-v-p-468.html (che riporta anche le istruzioni per un'eventuale costruzione artigianale delle cassette),
http://www.batfriendtrust.it/ ,http://www.wildlifeshop.it/ , http://www.cisniar.it/ e http://www.schwegler-natur.de
Attraverso http://www.schwegler-natur.de potete acquistare anche bat box da collocarsi su alberi o pali: presentano volume interno maggiore e simulano le cavitá arboree come i nidi di picchi. Riguardo al significato della collocazione delle bat box arboree vi invitiamo a leggere anche Pipistrelli e ambienti forestali.
Ricordate infine che l'utilizzo da parte dei pipistrelli rimane una possibilitá e non una certezza, e che puó realizzarsi mesi, a volte anni, dopo la collocazione!
P.S. per Pippo: una dieta varia fa sempre bene, continua cosí.
P.S. per Bectino: speriamo in un progetto di ripristino della connettivitá ambientale, ma nel frattempo occorre che tu ti sposti altrove. Sappiamo che sei un sedentario, ma non c'è altra via: delle bat box arboree potrebbero risolvere temporaneamente il problema del rifugio, ma non certo quello alimentare!
Gestione forestale & Gestione delle alberate (top)
Gli umani sono davvero animali strani. Sentite questa(ve la riferisco cosí come l'ho sentita io, anche se alcune parole non le ho comprese bene).
Capita che un subadulto di umano, il sabato sera, se ne va in uno di quei rifugi notturni dai quali si sente uscire fortissimo rumore; lí fuma bastocini puzzolenti e beve liquami di vario tipo per ore. All'alba, quando sto per andare a dormire, esce, prende quella che chiamano macchina e va dritto contro il primo tiglio, che pure si vedeva bene e non occorreva neanche ecolocalizzare. Io ho sonno, vado nel cavo del quinto tiglio e mi addormento.
Mi sveglio alla sera, quando aumenta il rumore delle macchine, e mentre mi stiracchio l'ala destra, sento due umane adulte che parlano sulla panchina di sotto. Ho le orecchie buone io, e le sento nonostante quel rumore. Una ha un piccolo dell'anno in una di quelle carrette alte poco piú dei tubi da cui escono i fumi delle macchine e dice "Che caldo insopportabile fa qui; quasi quasi domani invece di venire qui vado a Oscián, che c'è l'aria condizionata". L'altra ha un piccolo femmina che gira attorno alla panchina e ogni tanto viene sotto il mio tiglio; improvvisamente, proprio quella, emette sui 20kHz: "Un ragnooo!". A me i ragni piacciono parecchio, e cosí mi faccio piú attento, ma del bocconcino non si parla piú. "Te lo dico sempre che non devi andare lí, perché è molto pericoloso", dice alla femmina piccola, "E poi guarda come hai ridotto le scarpine bianche della Naic" [penso sia una sorella].
Poi si gira verso l'altra e le racconta di quel ragazzo che ha rovinato la macchina, e per fortuna non si è fatto male, per colpa degli alberi, che sono proprio d'intralcio. E che rappresentano un pericolo sempre: "Pensa se si stacca un ramo e cade su qualcuno o anche su un' auto. Io ho scritto al giornale che è una vergogna e che il sindaco deve fare qualcosa per tutelarci: guarda quell'albero lí, è pieno di buchi e sará bene che lo taglino al piú presto!". Drizzo del tutto le orecchie: è davvero possibile?, gli umani temono il mio albero e vogliono abbatterlo? Entro in completa agitazione, che non è nulla, in confronto, quando termoregolo per svegliarmi dal letargo...
Ma gli umani sono animali strani, di solito incomprensibili, a volte anche simpatici. Oggi sono venuti in tre, con una carretta che si è alzata fino ai rami piú grossi del mio tiglio. Avevo paura, ma è andato tutto bene. Hanno messo delle specie di liane fra alcuni dei rami, durissime e un po' attorcigliate; poi hanno detto: "Con questi tiranti non cadranno di certo".
Vicino al tiglio hanno piantato un cartello e uno di loro l'ha anche letto: "Quest'albero produce ossigeno, fissa anidride carbonica, fa ombra, è bello da vedere e dá rifugio a molte specie di animali che rendono l'ambiente piú vario, piú sano e piú interessante. Fra queste anche alcune specie di chirotteri, come la nottola comune, il pipistrello albolimbato e l'orecchione bruno". Non credevo alle mie orecchie: su quel cartello si parla anche di me, e molto bene anche, evviva!!
Bruno O.
Risponde il CRC:
Il rischio di incidenti causati dalla caduta di alberi o rami è estremamente basso. Secondo un recente studio (Health and Safety Executive (HSE), 2007 - Sector Information Minute Management of the risk from falling trees') ogni anno nel Regno Unito, a causa della caduta di un albero in uno spazio pubblico, muore una persona ogni 20 milioni di persone (sono considerati anche gli incidenti che capitano a chi taglia gli alberi). A titolo di confronto si consideri che, nello stesso Paese, il tasso di mortalitá per i fulmini è di 1: 1:18.700.000, e quindi piú elevato, e quello per gli incidenti automobilistici è addirittura di 1: 16.800.
Ciononostante, sappiamo quante polemiche suscitino gli incidenti gravi causati dagli alberi, di norma connessi a nubifragi. Senza nulla togliere alla drammaticitá di tali eventi, non possiamo sottrarci da una riflessione amara sull'accanimento che certi giornalisti, amministratori e avvocati dimostrano in tali occasioni, dimenticando che prevedere la caduta di un albero è spesso impossibile (possono cadere anche esemplari assolutamente sani), sorvolando sul fatto che la bilancia dei "pro e dei contro" della presenza degli alberi pende assolutamente dalla parte dei primi e facendo leva sulla diffusa disponibilitá, nella popolazione, ad accettare un sacco di fattori pericolosi connessi alla vita moderna (inquinamento dell'aria, rumore, alterazioni artificiali drastiche delle condizioni termiche, pesticidi, fumo, alcool ecc.), ma nessuno che dipenda dall'ambiente naturale o dalle componenti paranaturali residue, come le alberate urbane (si accetta un elevatissimo rischio di morte alla guida, ma non si tollera una probabilitá infinitesimale di morte per caduta di un albero).
Alberi di viali e giardini urbani possono essere utilizzati come rifugi da chirotterofauna; la loro disponibilitá è fattore indispensabile per consentire la presenza delle specie piú strettamente dipendenti dai rifugi arborei. Negli interventi che riguardano gli alberi che presentano potenziali rifugi per chirotteri (cavitá, fessure e lembi di corteccia sollevata) dovrebbero pertanto essere adottate particolari cautele. Attualmente è possibile mettere in sicurezza esemplari arborei considerati pericolosi utilizzando tiranti in grado di compensare efficacemente le sollecitazioni degli eventi meteorologici.
Particolarmente significativo l'intervento messo in atto per salvaguardare la biodiversitá associata alle farnie di una delle rotte alberate del Parco Regionale La Mandria, area protetta di grande valore naturalistico e interessata da un'intesa fruizione antropica a causa della vicinanza alla cittá di Torino. Un resoconto dell'attivitá è stato presentato in occasione del Secondo Convegno Italiano sui Chirotteri (Serra S. Quirico, AN, 21-23/11/08) e puó essere scaricato cliccando Gestione viale farnie
Il problema di tutelare gli alberi-rifugio dei chirotteri si pone, ovviamente, anche negli ambienti forestali e anche in tali casi puó venir sollevato il problema della sicurezza nella fruizione antropica.
Purtroppo non esiste un sistema per "mettere in sicurezza" un bosco e il bilancio dei costi e dei benefici degli ambienti forestali non suggerisce certo di rinunciare ai boschi ... Chi va in un bosco durante un nubifragio lo fa a suo rischio e dovrebbe esserne consapevole, cosí come chi, ad esempio, va in montagna! L'informazione comunque non fa mai male e la collocazione di cartelli che avvisino del pericolo in caso di condizioni meteorologiche particolarmente avverse presso le rotte di accesso al bosco puó essere utile, al pari dei cartelli che avvisano del rischio di collisioni con la fauna lungo le strade.
Per quanto riguarda l'importanza della tutela degli esemplari arborei che hanno caratteristiche particolarmente favorevoli per i chirotteri (e per moltissime altre componenti delle biocenosi forestali!), cliccando Rilascio alberi a tempo indefinito, potete scaricare la comunicazione presentata dal CRC al Secondo Convegno Italiano sui Chirotteri (Serra S. Quirico, AN, 21-23/11/08), che considera la problematica in rapporto alle disposizioni dei Regolamenti forestali vigenti nelle Regioni italiane.
Per altre informazioni sul tema: Pipistrelli negli ambienti forestali.
|