Pipistrelli e rischi sanitari
In
generale si può affermare che i pipistrelli non costituiscono
un pericolo per la salute pubblica e che chi ne ospita in casa una
colonia non ha nulla da temere, né dagli esemplari, né
dalle loro deiezioni. Su grandi depositi di guano di chirotteri,
in condizioni di clima caldo-umido (principalmente nelle grotte
tropicali), si può sviluppare il micete che causa listoplasmosi
(Histoplasma capsulatum), ma tale rischio non esiste nel caso dei
piccoli depositi di deiezioni dei nostri pipistrelli antropofili,
che non determinano alcun problema igienico-sanitario.
I pipistrelli tuttavia, come vari altri mammiferi, possono trasmettere
alluomo la Rabbia e, per quanto il rischio di contrarre tale
malattia sia remoto, è opportuno affrontare largomento,
anche per evitare il diffondersi di opinioni sbagliate e insensati
allarmismi.
La Rabbia è una zoonosi, ossia una malattia trasmissibile
alluomo da altre specie animali. Se non viene trattata repentinamente
è letale per luomo. Alla base della patologia vi è
un virus (Lyssavirus) del quale sono note diverse varianti, alcune
rilevate in popolazioni di chirotteri europei. Il 90% dei pipistrelli
positivi per la presenza del virus è stato rinvenuto in Danimarca,
Olanda, Germania e Polonia. Dal 1977, anno in cui è stato
accertato il primo caso di trasmissione del virus alluomo,
sono stati segnalati nel complessivo territorio europeo cinque casi
di Rabbia umana causata da chirotteri: due in Ucraina, uno in Russia,
uno in Finlandia e uno in Scozia.
Le indagini condotte in Italia hanno dato esito negativo per la
presenza del virus negli esemplari esaminati. Tuttavia, poiché
varie specie di pipistrelli migrano su lunghe distanze ed è
nota la presenza del virus in Paesi confinanti, non si può
escludere che esemplari infetti siano presenti anche sul territorio
italiano.
Per tale motivo viene raccomandato ai soggetti a rischio - coloro
che per esigenze lavorative contattano abitualmente esemplari (chirotterologi,
operatori che si occupano del soccorso di esemplari in difficoltà)-
di fare uso di guanti nella manipolazione e di cautelarsi con la
vaccinazione preventiva, attualmente considerata priva di rischi.
Qualora persone non vaccinate vengano morsicate da pipistrelli o
abbiano portato saliva di pipistrello a contatto di lesioni preesistenti
o delle mucose (bocca, naso, occhi), possono ricorrere alla profilassi
post-esposizione.
La probabilità di incontrare un pipistrello infetto, soprattutto
per coloro che non rientrano nelle categorie a rischio citate, è
estremamente bassa. Va innanzitutto considerato che in Italia sono
segnalate circa 35 specie di chirotteri e solo in alcune di esse,
a livello europeo, è stata accertata la presenza del virus
della Rabbia.
La frequenza maggiore di casi positivi riguarda la specie Eptesicus
serotinus, chirottero di grossa taglia che può essere presente
anche in ambito urbano, ma in Italia risulta raramente contattato
dai cittadini. A titolo desempio si riporta il dato della
Provincia di Torino, relativo alle chiamate dei cittadini per problematiche
varie connesse ai pipistrelli: su 372 interventi effettuati fra
il 1999 e il 2006, solo 5 (1,3%) hanno riguardato esemplari di E.
serotinus.
Delle altre due specie più frequentemente interessate dal
virus in Europa, una, Myotis dasycneme, è considerata assente
in Italia (ne è nota ununica segnalazione, relativa
a un esemplare rinvenuto a Trento nel 1881 e considerato erratico)
e la seconda, Myotis daubentonii, è contattata dai cittadini
ancora più raramente di E. serotinus: nella casistica della
Provincia di Torino non risulta finora effettuato alcun intervento
connesso a tale specie. Ciò si deve al fatto che M. daubentonii
non utilizza, di norma, le comuni abitazioni: è specie particolarmente
legata alle zone umide e, nelle costruzioni antropiche, si riscontra
pressochè esclusivamente in quelle a ridosso dellacqua
(ponti, darsene) o che presentano condizioni simili a quelle dellambiente
di grotta (gallerie, sotterranei umidi, ecc.).
Per i cittadini che non si occupano di pipistrelli per lavoro, le
occasioni di contatto con un pipistrello con la Rabbia sono essenzialmente
confinate al casuale rinvenimento di esemplari in difficoltà
e alla deliberata scelta di manipolarli. Ovviamente, i pipistrelli
in difficoltà possono trovarsi in tali condizioni per molti
motivi che non hanno nulla a che vedere con la Rabbia. Le cause
più frequenti sono lintrappolamento allinterno
di edifici (in questo caso i pipistrelli si presentano debilitati
perché sono rimasti senza bere e senza mangiare) e le ferite
provocate dai gatti o da elementi dellarredo domestico/urbano
pericolosi per pipistrelli (quali zanzariere avvolgibili, serrande
a scorrimento, antenne e altre strutture appuntite).
Benchè
sia dunque molto bassa la probabilità che un pipistrello
in difficoltà abbia la Rabbia, nella sua manipolazione conviene
adottare alcune precauzioni, in modo da escludere ogni rischio.
Per raccogliere lesemplare (che dovrà poi essere recapitato
ai soggetti che territorialmente si occupano di recupero faunistico)
si può ricorrere alluso di un cartoncino, da far scorrere
sotto il pipistrello mentre lo si copre con una scatola (come in
figura); in alternativa ci si può munire di guanti abbastanza
spessi o, ancora, servirsi di un panno, col quale coprire e trattenere
delicatamente lanimale mentre lo si sposta.
Il più delle volte tali operazioni risultano superflue perché
gli esemplari sono immobili e freddi, ossia mostrano una temperatura
corporea inferiore a quella che consente loro di essere attivi.
Inoltre, le specie più comunemente contattate in Italia (Pipistrellus
kuhlii, Pipistrellus pipistrellus e Hypsugo savii)
hanno denti che difficilmente riescono a penetrare la pelle umana,
essendo strutturati in funzione di unalimentazione basata
essenzialmente su ditteri di piccola taglia, quali moscerini e zanzare.
Ciononostante è meglio un eccesso di prudenza che il contrario!
Come sottolineato anche dallOMS (www.who-rabies-bulletin.org),
la presenza di singoli esemplari o colonie di pipistrelli in un
edificio non espone ad alcun rischio chi lo abita o lo frequenta
per altre ragioni. Per tale motivo, anche nei Paesi in cui è
certa la presenza del virus, non sono state in alcun modo variate
le disposizioni di tutela degli esemplari e dei loro rifugi. Nei
confronti delle stesse colonie risultate infette, gli epidemiologi
raccomandano il monitoraggio, attuabile anche con tecniche non invasive
sugli esemplari vivi (prelievo di campioni di siero, per la ricerca
degli anticorpi, e di saliva, mediante tamponi orali, per la ricerca
del virus) e sconsigliano, invece, interventi di eradicazione, giudicati
inefficaci e potenzialmente controproducenti, per i rischi connessi
a una dispersione non prevedibile dei soggetti infetti sopravvissuti.
Qualora venisse evidenziata la presenza del virus anche in Italia,
le Autorità Sanitarie dovranno avere consapevolezza della
necessità di rispettare le normative vigenti sulla tutela
dei chirotteri e collaborare ai fini di una corretta informazione
del pubblico. Da evitare assolutamente illegali, dannose e patetiche
persecuzioni dei pipistrelli stile Storia della colonna infame.
Si sottolinea infine come, per acquisire maggiori informazioni sulla
Rabbia da chirotteri, sia opportuno che un numero significativo
degli esemplari che muoiono allinterno dei centri di recupero
faunistico o che vengono rinvenuti morti, siano analizzati per verificare
la presenza/assenza del virus. Si raccomanda che tali indagini vengano
condotte di concerto con le Autorità preposte alla tutela
faunistica e, date le implicazioni specialistiche della materia
(in particolare per la determinazione tassonomica degli esemplari),
in collaborazione con chirotterologi.
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