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Il Centro Regionale Chirotteri non é attualmente operativo per mancanza di finanziamenti.
Per informazioni o necessitá si prega di fare riferimento all'indirizzo e-mail biodiversita@regione.piemonte.it


Pipistrelli negli edifici

LE RAGIONI DEL FENOMENO; "PICCOLI VOLUMI" E "GRANDI VOLUMI" (top)

Colonia di Myotis daubentonii in fessura all'interno di un ponte  Colonia di Myotis emarginatus nel "grande volume" di un sottotetto

La presenza di pipistrelli nelle costruzioni dell'uomo (edifici, ponti, viadotti, tunnel, pali della luce, antichi acquedotti, necropoli …) può essere dovuta a ingressi accidentali, durante i voli notturni, o all'utilizzo di tali ambienti artificiali in alternativa ai rifugi naturali, rappresentati dalle grotte, dalle fenditure delle pareti rocciose e dalle cavità arboree (nidi di picchio abbandonati, fessure aperte nei tronchi o nei rami dagli agenti atmosferici, cortecce sollevate).
Rifugi artificiali con caratteristiche simili a quelle delle fessure rocciose e delle cavità arboree si riscontrano in abbondanza nelle costruzioni, comprese le abitazioni di recente costruzione: cassonetti delle tapparelle, intercapedini sotto gli elementi di copertura del tetto o di rivestimento delle facciate (anche dietro elementi metallici, come i faldalini utilizzati a bordura di balconi e tetti piani), interstizi presso grondaie e camini. Si tratta, in tutti i casi, di rifugi di piccolo volume.
Estremamente più rari i rifugi analoghi agli ambienti di grotta, caratterizzati da volumi cospicui, non disturbati, con soffitti adatti all'appiglio (di legno, pietra o mattone, non intonacati o con intonaco ruvido), bui, con temperatura e tasso di umidità idonei e assenza di correnti d'aria. Tali condizioni si realizzano talora negli edifici monumentali, come castelli, palazzi e chiese, per lo più a livello di sottotetti o scantinati.
Le specie che frequentano questo secondo tipo di rifugi dimostrano spesso, nei loro confronti, un'estrema fedeltà, tornando a utilizzarli regolarmente, nello stesso periodo, ogni anno. La colonia riproduttiva di Myotis capaccinii, Myotis blythii e Myotis myotis che utilizza d'estate i sotterranei dei giardini di Palazzo Borromeo, sull'Isola Bella (VB), lo fa da almeno 150 anni (lo sappiamo grazie al resoconto lasciatoci da V. Fatio, naturalista che visitò il sito nel 1865, trovando che, dalle tracce presenti, i pipistrelli dovevano frequentarlo già da molto tempo).
I motivi di tale fedeltà sono facilmente comprensibili: le grotte non sono una risorsa abbondante nell'ambiente e saper ritrovare una grotta che si è dimostrata adatta allo svolgimento di una funzione biologicamente critica, come partorire e allevare la prole oppure andare in letargo, deve aver rappresentato uno stimolo forte, nell'evoluzione, alla selezione di comportamenti favorevoli allo scopo; tali comportamenti sono rimasti passando dalle grotte agli ambienti artificiali. I meccanismi che li regolano sono ancora largamente sconosciuti, ma, relativamente alla fase riproduttiva, è noto che in molte specie di chirotteri, le femmine tornano a partorire nello stesso sito in cui sono nate (se hanno potuto diventare adulte, doveva trattarsi di un sito adatto allo scopo…).
Per tale ragione la distruzione/alterazione di un sito di rifugio di "grande volume" può avere esiti estremamente negativi: per anni i pipistrelli (che sono longevi; per alcune specie è dimostrato il superamento dei 40 anni di vita) possono cercare ostinatamente di ritornare al sito scomparso o reso inutilizzabile e non trovare un valido sito di rifugio alternativo, andando incontro a decremento demografico e, nell'ipotesi peggiore, all'estinzione locale.
Anche i rifugi di piccolo volume possono essere riutilizzati dagli stessi esemplari anno dopo anno, ma la loro perdita è in genere meno grave per l'ampia disponibilità ambientale di tale tipo di rifugi e per il fatto che molte delle specie di chirotteri che li frequentano praticano il "roost switching", ossia cambiano molto frequentemente rifugio. Anche tale comportamento ha le sue motivazioni e fra quelle possibili, chiamate in causa dei chirotterologi, vi è l'esigenza di minimizzare il rischio di essere individuati e predati (si pensi ai pipistrelli che utilizzano le cavità arboree, ossia i principali rifugi di piccolo volume presenti negli ambienti naturali, esposti a rischi di predazione molto maggiori rispetto ai pipistrelli cavernicoli).
Ciò non deve far pensare che la conservazione dei rifugi di piccolo volume sia superflua: anche i pipistrelli che praticano il "roost switching", infatti, tendono periodicamente a riutilizzare lo stesso rifugio. Tuttavia, prevalentemente, gli effetti della distruzione/alterazione di un sito di rifugio artificiale di piccolo volume sono meno gravi di quelli di un sito di volume cospicuo.

GLI ORGANI CHE SE NE DEVONO OCCUPARE (top)

Quanto sopra evidenzia come la conservazione dei chirotteri obblighi ad occuparsi della tutela dei loro rifugi artificiali. Nel contempo si pone il problema di conciliare la presenza dei chirotteri con quella degli esseri umani, risolvendo le eventuali conflittualità.
Il primo aspetto è esplicitamente previsto dalle normative vigenti, che, accanto alla rigorosa tutela degli esemplari dispongono la tutela dei loro siti di rifugio, senza operare alcuna distinzione fra rifugi naturali e rifugi artificiali (si veda: I pipistrelli e la Legge).
Il secondo aspetto, la "compatibilizzazione" della presenza dei chirotteri, è una logica conseguenza del primo: non risolvere le situazioni conflittuali vorrebbe dire, al lato pratico, esporre i pipistrelli al rischio di azioni contrarie alla loro conservazione e alle leggi vigenti; d'altro canto, poiché "la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato" (art. 1, L. 157/1992) è opportuno che lo Stato stesso si adoperi per la risoluzione degli eventuali problemi causati dalla fauna.
L'art. III dell'Accordo sulla conservazione delle popolazioni di pipistrelli europei, reso esecutivo in Italia dalla L. 104/ 2005, prevede che ogni Stato contraente "assegni a un organismo competente responsabilità di consulenza circa la conservazione e la gestione dei chirotteri, con particolare riguardo ai problemi relativi alla loro presenza negli edifici". L'individuazione di un soggetto di riferimento nazionale con tali compiti non è stata ancora concretizzata in Italia, ma le finalitá consultive dell'ISPRA − ex INFS, espresse con generico riferimento alla fauna selvatica (L. 157/1992, art. 7), sono compatibili con le stesse funzioni.
A livello locale, la materia rimane di competenza degli organi cui è demandata territorialmente la tutela faunistica e può, conseguentemente, coinvolgere soggetti diversi: i servizi che si occupano di fauna e aree protette delle Amministrazioni Provinciali e delle Amministrazioni Regionali, gli Enti Parco (nazionali, regionali e provinciali), il Corpo Forestale.

Al lato pratico, i cittadini che si trovano ad affrontare un problema connesso alla chirotterofauna, devono rivolgersi ai Servizi tutela fauna operanti nella provincia interessata o, nel caso di aree protette, agli organismi gestori delle medesime. Qualora necessario, sarebbe opportuno che fossero tali soggetti a coinvolgere, a loro volta, eventuali altri organi interessati (in particolare la Regione), nonché a prevedere forme di collaborazione con specialisti in chirotterologia, spesso indispensabili per la gestione dei casi più problematici e di maggior rilevanza conservazionistica.

Soggetti quali Vigili del Fuoco, A.S.L., Uffici tecnici dei Comuni o di altre Amministrazioni, ditte di disinfestazione, non avendo competenze nel campo della tutela e gestione della fauna protetta, qualora interpellati dai cittadini per "problemi di pipistrelli" dovrebbero astenersi dall'intervenire, "girando" le richieste agli organi competenti precedentemente citati. Lo stesso riguarda le Associazioni ambientaliste, fatti salvi i casi in cui esistano forme di convenzionamento con le Autorità preposte alla tutela faunistica che stabiliscano la possibilità di intervento di operatori dell'Associazione in situazioni particolari (es.: soccorso di esemplari in difficoltà operato dal personale afferente a centri di recupero convenzionati).
Un'ulteriore eccezione potrebbe essere rappresentata da ditte di disinfestazione che abbiano seguito seminari sulla tutela dei chirotteri e che si limitino ad effettuare interventi che escludono la manipolazione e il disturbo degli esemplari e non alterano i siti di rifugio. Interventi ammissibili sono quelli di protezione delle strutture dalle deiezioni degli esemplari (con deflettori, teli protettivi ecc.) e di occlusione delle fessure interne dei cassonetti delle persiane avvolgibili (conservando la comunicazione fra il rifugio e l'ambiente esterno, come illustrato in: http://www.provincia.torino.it/natura/fauna_flora/salviamoli/pippi_abitazioni).
Ciò premesso, va purtroppo evidenziato come, nella realtà attuale, solo un piccolo numero di Amministrazioni risulti dotato di personale sufficiente e preparato nel campo della tutela della chirotterofauna. D'altro canto va precisato che la maggior parte delle problematiche che conseguono alla presenza di pipistrelli negli edifici possono essere risolte con la sola informazione, ossia senza l'esigenza di un intervento diretto. Per tali motivi, è importante impostare un raccordo informativo fra i vari soggetti coinvolti e dare la massima diffusione ai materiali informativi già prodotti, affinchè i cittadini possano autonomamente trovare le indicazioni che servono per affrontare la maggior parte delle situazioni.
In Italia è stata quella di Torino la prima Provincia a dotarsi di un servizio per rispondere alle richieste dei cittadini relative ai chirotteri e garantirne la tutela. Il servizio, denominato "Primo Intervento Pipistrelli" (http://www.provincia.torino.it/natura/fauna_flora/salviamoli/pipistrelli) si inserisce nel quadro delle attività di vigilanza faunistico-ambientale, con servizio di reperibilità. Le richieste d'intervento vengono accolte da personale dell'Ente che ha seguito seminari formativi in campo chirotterologico e fornisce indicazioni di base, spesso sufficienti per risolvere i problemi. Gli stessi operatori sono deputati a effettuare sopralluoghi nell'ambito del territorio provinciale, per valutare situazioni particolari, suggerire interventi, raccogliere esemplari in difficoltà e recapitarli ai centri/soggetti territorialmente incaricati del recupero faunistico. Nei casi più complessi o di particolare interesse naturalistico, viene attivato l'intervento di chirotterologi della S.Te.P.(Stazione Teriologica Piemontese).
I dati chirotterologici derivanti da tale attività sono soggetti a sistematica archiviazione, con l'obiettivo di migliorare le conoscenze sulla distribuzione delle diverse specie di chirotteri nella provincia, adempiere alla disposizione del D.P.R. 357/1997 e succ. modd. e intt. circa il monitoraggio delle catture o uccisioni accidentali a carico delle stesse specie e, più in generale, acquisire informazioni utili a indirizzare più proficuamente la conservazione.
Nell'ambito delle aree protette, da segnalare l'operato dell'Ente Parchi e Riserve naturali del Lago Maggiore, che ha organizzato seminari tecnici sulla gestione della chirotterofauna e, al suo sito web http://www.parchilagomaggiore.it/pippi10.htm, riporta informazioni su vari aspetti inerenti la sua tutela.

Plecotus sp.RIFERIMENTI PER I CITTADINI (top)

Autoinformazione

Nel sito della Provincia di Torino http://www.provincia.torino.it/natura/fauna_flora/salviamoli/pipistrelli informazioni su:
- problemi legati all'utilizzo degli edifici come siti di rifugio di esemplari o colonie;
- ingressi di esemplari nei locali abitati;
- soluzioni per favorire la presenza dei pipistrelli (spesso richieste con l'obiettivo di controllare le zanzare);
- rinvenimento di esemplari in difficoltà (neonati, individui feriti/debilitati);
- rinvenimento di esemplari morti.

Cliccando guida edifici potrete scaricare il pdf contenente ulteriori informazioni tecniche sulla tutela dei pipistrelli negli edifici e il superamento degli eventuali inconvenienti.

Nel sito dell'Ente Parchi e Riserve Naturali Lago Maggiore, all'indirizzo http://www.parchilagomaggiore.it/pippi10.htm, informazioni generali sui chirotteri (biologia, riconoscimento delle specie, problemi di conservazione).

Qualora le informazioni di cui sopra fossero insufficienti:
Informazioni dirette e interventi

- In Provincia di Torino:
PROVINCIA DI TORINO - SERVIZIO TUTELA FAUNA E FLORA
Corso Inghilterra, 7/9 - Torino - cell. 3494163347 - tel. 011/861.6987
dal luned“ al giovedí dalle ore 9.00 alle 14.30, il venerdí dalle ore 9.00 alle 13.00
CLINICA VETERINARIA ANUBI
Str. Genova, 299/a - Moncalieri (TO) - tel. 011/6813033
Tutti i giorni compresi i festivi
OSPEDALE VETERINARIO DELLA FACOLTÁ DI MEDICINA VETERINARIA
via Leonardo da Vinci, 48 - Grugliasco (TO) - tel. 011/6709331

- In tutto il Piemonte, limitatamente ai problemi che coinvolgono edifici monumentali (chiese, castelli, palazzi) e altri beni culturali e paesaggistici > contattare il Centro Regionale Chirotteri: - Ente Parco Laghi di Avigliana tel.: 011.9313000; fax 0119328055 e-mail info@centroregionalechirotteri.org).

- In tutti gli altri casi > contattare il Servizio tutela fauna della Provincia o, se il sito ricade in un'area protetta, l'Ente gestore della medesima o ancora, laddove esistono, gli altri servizi di intervento per problemi legati ai chirotteri che operano sul territorio nazionale (riferimenti su: http://fauna.dipbsf.uninsubria.it/chiroptera/girc/sos.html).


RIFERIMENTI PER IL PERSONALE CON COMPITI DI TUTELA FAUNISTICA (top)

Per informazioni introduttive, che tuttavia consentono di affrontare la maggior parte dei problemi, si rimanda agli indirizzi citati al punto "Indicazioni per i cittadini - Autoinformazione".
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Per una sintesi delle procedure da seguire si clicchi vademecum. Mutuato da quello attualmente in uso nella Provincia di Torino (che costituisce un aggiornamento del protocollo operativo per la standardizzazione delle procedure d'intervento realizzato dall'Ente Parchi e Riserve Lago Maggiore), il documento considera la casistica più frequente delle richieste relative a chirotteri che pervengono dai cittadini e alcune altre problematiche sempre relative alla chirotterofauna.


RIFERIMENTI PER LE SOPRINTENDENZE E LE ALTRE AMMINISTRAZIONI COINVOLTE NELLA TUTELA DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI (top)

La grande potenzialità come ambienti di rifugio per molte specie di chirotteri (fra le quali varie entità minacciate), denotata dagli edifici monumentali (castelli, palazzi, torri, fortificazioni, chiese, campanili…) e da altri tipi di siti d'interesse storico, artistico o archeologico (ponti o acquedotti antichi, necropoli, insediamenti preistorici…), porta a confrontarsi con la necessità che interventi quali lavori di restauro o cambiamenti di destinazione d'uso, che possono interferire negativamente sugli eventuali chirotteri presenti, vengano preventivamente sottoposti a valutazione, al fine di individuare le eventuali componenti critiche e tenerne conto, adottando gli accorgimenti che consentono di mitigare/azzerare le interferenze.
Attualmente non vige, in Italia, alcuna norma che obblighi esplicitamente le Soprintendenze o gli altri Uffici coinvolti nella gestione dei siti suddetti a vincolare gli interventi con potenziale impatto sui chirotteri a "perizie chirotterologiche", fatta eccezione per l'obbligo della valutazione d'incidenza per i siti ricadenti all'interno o nei pressi di pSIC, SIC, ZSC. La necessità di rispettare le disposizioni normative a tutela degli esemplari e dei loro siti di rifugio, valide su tutto il territorio nazionale, determina comunque, al lato pratico, l'esigenza di attivare procedure speditive, con caratteristiche analoghe a quelle della valutazione d'incidenza, anche per gli ambiti del tutto esterni alle aree Natura 2000.
Nella tabella che segue è individuata la casistica in cui si raccomanda l'esecuzione della perizia chirotterologica. Essa si applica in tutti i casi in cui i siti sono frequentati da chirotterofauna e per frequentazione si intende presenza in un qualsiasi periodo dell'anno (ciò significa che le assenze temporanee, ad esempio nelle stagioni in cui i pipistrelli non utilizzano il sito, non devono essere assimilate a situazioni di assenza di frequentazione). La necessità di effettuare la perizia si estende inoltre a tutti i casi in cui non si dispone di informazioni sufficienti sulla presenza/assenza di chirotteri nel sito. Occorre infine considerare la possibilità di "falsi negativi" nelle perizie, ossia di possibili errori dovuti a difficoltà di rilevamento, ad esempio all'interno di volumi scarsamente ispezionabili o non ispezionabili. Qualora da una perizia derivassero indicazioni di assenza di utilizzo da parte di chirotteri e ciononostante nell'ambito dei successivi interventi si evidenziasse la presenza di esemplari, si raccomanda di richiedere immediatamente il parere di un esperto, al fine di escludere danni agli esemplari.

Nella definizione dei capitolati d'appalto inerenti il medesimo tipo di edifici/siti, è per altro utile che vengano introdotte disposizioni affinchè le progettazioni siano svolte tenendo in conto le esigenze della chirotterofauna. Di riferimento, a tale scopo, il documento sulla tutela dei pipistrelli negli edifici è scaricabile cliccando qui.

SITUAZIONI IN CUI É RACCOMANDATA LA PERIZIA CHIROTTEROLOGICA ALL'INTERNO DI EDIFICI/SITI DEL PATRIMONIO CULTURALE (castelli, palazzi, torri, fortificazioni, edifici ecclesiastici, ponti, acquedotti antichi, necropoli, catacombe, edifici rurali storici, ghiacciaie, cisterne, insediamenti rupestri e in cavitá ipogee, bunker e gallerie di periodo bellico) FREQUENTATI DA CHIROTTERI

1. Lavori di restauro/ristrutturazione (compresi quelli di rifacimento/adeguamento di impianti) e/o cambiamenti di destinazione d'uso (compresi i casi di attivazione di forme di fruizione dopo lunghi periodi di inutilizzo), che interessano: tetti, sottotetti, scantinati o altri ambienti sotterranei, volumi (a qualsiasi livello rispetto al suolo) con soffitti non rivestiti da intonaco liscio.
2. Lavori diversi da quelli al punto 1, che implicano l'allestimento di estese impalcature esterne schermanti.
3. Apposizione di barriere (cancelli o altro) per controllare l'accesso antropico a siti sotterranei. Chiusura degli accessi (porte, finestre, prese d'aria e simili) a soffitte e sottotetti.
4. Allestimento di impianti ex novo o potenziamento di impianti preesistenti finalizzati all'illuminazione notturna dell'edificio/sito, attraverso fari esterni o interni, per motivi estetici/turistici.
5. Lavori di manutenzione, straordinaria e ordinaria (in quest'ultimo caso la perizia sará finalizzata alla programmazione dei complessivi interventi di manutenzione), nei volumi utilizzati dai chirotteri come rifugio o come vie di transito.

Per quanto riguarda il complessivo territorio piemontese, con riferimento agli edifici/siti di interesse storico, artistico o archeologico, il Centro Regionale Chirotteri offre una consulenza di base per tutti gli aspetti considerati nella tabella, nonché per gli eventuali problemi determinati da presenza di chirotteri all'interno dei medesimi ambiti.




Testi e iconografia, salvo ove diversamente specificato a cura di: E. Patriarca e P. Debernardi.
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