Pipistrelli negli edifici
LE RAGIONI DEL
FENOMENO; "PICCOLI VOLUMI" E "GRANDI VOLUMI"
(top)
La presenza di pipistrelli nelle costruzioni dell'uomo (edifici,
ponti, viadotti, tunnel, pali della luce, antichi acquedotti, necropoli
) può essere dovuta a ingressi accidentali, durante
i voli notturni, o all'utilizzo di tali ambienti artificiali in
alternativa ai rifugi naturali, rappresentati dalle grotte, dalle
fenditure delle pareti rocciose e dalle cavità arboree (nidi
di picchio abbandonati, fessure aperte nei tronchi o nei rami dagli
agenti atmosferici, cortecce sollevate).
Rifugi artificiali con caratteristiche simili a quelle delle fessure
rocciose e delle cavità arboree si riscontrano in abbondanza
nelle costruzioni, comprese le abitazioni di recente costruzione:
cassonetti delle tapparelle, intercapedini sotto gli elementi di
copertura del tetto o di rivestimento delle facciate (anche dietro
elementi metallici, come i faldalini utilizzati a bordura di balconi
e tetti piani), interstizi presso grondaie e camini. Si tratta,
in tutti i casi, di rifugi di piccolo volume.
Estremamente più rari i rifugi analoghi agli ambienti di
grotta, caratterizzati da volumi cospicui, non disturbati, con soffitti
adatti all'appiglio (di legno, pietra o mattone, non intonacati
o con intonaco ruvido), bui, con temperatura e tasso di umidità
idonei e assenza di correnti d'aria. Tali condizioni si realizzano
talora negli edifici monumentali, come castelli, palazzi e chiese,
per lo più a livello di sottotetti o scantinati.
Le specie che frequentano questo secondo tipo di rifugi dimostrano
spesso, nei loro confronti, un'estrema fedeltà, tornando
a utilizzarli regolarmente, nello stesso periodo, ogni anno. La
colonia riproduttiva di Myotis capaccinii, Myotis blythii
e Myotis myotis che utilizza d'estate i sotterranei dei giardini
di Palazzo Borromeo, sull'Isola Bella (VB), lo fa da almeno 150
anni (lo sappiamo grazie al resoconto lasciatoci da V. Fatio, naturalista
che visitò il sito nel 1865, trovando che, dalle tracce presenti,
i pipistrelli dovevano frequentarlo già da molto tempo).
I motivi di tale fedeltà sono facilmente comprensibili: le
grotte non sono una risorsa abbondante nell'ambiente e saper ritrovare
una grotta che si è dimostrata adatta allo svolgimento di
una funzione biologicamente critica, come partorire e allevare la
prole oppure andare in letargo, deve aver rappresentato uno stimolo
forte, nell'evoluzione, alla selezione di comportamenti favorevoli
allo scopo; tali comportamenti sono rimasti passando dalle grotte
agli ambienti artificiali. I meccanismi che li regolano sono ancora
largamente sconosciuti, ma, relativamente alla fase riproduttiva,
è noto che in molte specie di chirotteri, le femmine tornano
a partorire nello stesso sito in cui sono nate (se hanno potuto
diventare adulte, doveva trattarsi di un sito adatto allo scopo
).
Per tale ragione la distruzione/alterazione di un sito di rifugio
di "grande volume" può avere esiti estremamente
negativi: per anni i pipistrelli (che sono longevi; per alcune specie
è dimostrato il superamento dei 40 anni di vita) possono
cercare ostinatamente di ritornare al sito scomparso o reso inutilizzabile
e non trovare un valido sito di rifugio alternativo, andando incontro
a decremento demografico e, nell'ipotesi peggiore, all'estinzione
locale.
Anche i rifugi di piccolo volume possono essere riutilizzati dagli
stessi esemplari anno dopo anno, ma la loro perdita è in
genere meno grave per l'ampia disponibilità ambientale di
tale tipo di rifugi e per il fatto che molte delle specie di chirotteri
che li frequentano praticano il "roost switching", ossia
cambiano molto frequentemente rifugio. Anche tale comportamento
ha le sue motivazioni e fra quelle possibili, chiamate in causa
dei chirotterologi, vi è l'esigenza di minimizzare il rischio
di essere individuati e predati (si pensi ai pipistrelli che utilizzano
le cavità arboree, ossia i principali rifugi di piccolo volume
presenti negli ambienti naturali, esposti a rischi di predazione
molto maggiori rispetto ai pipistrelli cavernicoli).
Ciò non deve far pensare che la conservazione dei rifugi
di piccolo volume sia superflua: anche i pipistrelli che praticano
il "roost switching", infatti, tendono periodicamente
a riutilizzare lo stesso rifugio. Tuttavia, prevalentemente, gli
effetti della distruzione/alterazione di un sito di rifugio artificiale
di piccolo volume sono meno gravi di quelli di un sito di volume
cospicuo.
GLI ORGANI CHE
SE NE DEVONO OCCUPARE (top)
Quanto sopra evidenzia come la conservazione dei chirotteri obblighi
ad occuparsi della tutela dei loro rifugi artificiali. Nel contempo
si pone il problema di conciliare la presenza dei chirotteri con
quella degli esseri umani, risolvendo le eventuali conflittualità.
Il primo aspetto è esplicitamente previsto dalle normative
vigenti, che, accanto alla rigorosa tutela degli esemplari dispongono
la tutela dei loro siti di rifugio, senza operare alcuna distinzione
fra rifugi naturali e rifugi artificiali (si veda: I pipistrelli
e la Legge).
Il secondo aspetto, la "compatibilizzazione" della presenza
dei chirotteri, è una logica conseguenza del primo: non risolvere
le situazioni conflittuali vorrebbe dire, al lato pratico, esporre
i pipistrelli al rischio di azioni contrarie alla loro conservazione
e alle leggi vigenti; d'altro canto, poiché "la fauna
selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato" (art.
1, L. 157/1992) è opportuno che lo Stato stesso si adoperi
per la risoluzione degli eventuali problemi causati dalla fauna.
L'art. III dell'Accordo sulla conservazione delle popolazioni di
pipistrelli europei, reso esecutivo in Italia dalla L. 104/ 2005,
prevede che ogni Stato contraente "assegni a un organismo competente
responsabilità di consulenza circa la conservazione e la
gestione dei chirotteri, con particolare riguardo ai problemi relativi
alla loro presenza negli edifici". L'individuazione di un soggetto
di riferimento nazionale con tali compiti non è stata ancora
concretizzata in Italia, ma le finalitá consultive dell'ISPRA − ex INFS,
espresse con generico riferimento alla fauna selvatica (L. 157/1992, art. 7),
sono compatibili con le stesse funzioni.
A livello locale, la materia rimane di competenza degli organi cui
è demandata territorialmente la tutela faunistica e può,
conseguentemente, coinvolgere soggetti diversi: i servizi che si
occupano di fauna e aree protette delle Amministrazioni Provinciali
e delle Amministrazioni Regionali, gli Enti Parco (nazionali, regionali
e provinciali), il Corpo Forestale.
Al lato pratico, i cittadini che si trovano ad affrontare un problema
connesso alla chirotterofauna, devono rivolgersi ai Servizi tutela
fauna operanti nella provincia interessata o, nel caso di aree protette,
agli organismi gestori delle medesime. Qualora necessario, sarebbe
opportuno che fossero tali soggetti a coinvolgere, a loro volta,
eventuali altri organi interessati (in particolare la Regione),
nonché a prevedere forme di collaborazione con specialisti
in chirotterologia, spesso indispensabili per la gestione dei casi
più problematici e di maggior rilevanza conservazionistica.
Soggetti quali Vigili del Fuoco, A.S.L., Uffici tecnici dei Comuni
o di altre Amministrazioni, ditte di disinfestazione, non avendo
competenze nel campo della tutela e gestione della fauna protetta,
qualora interpellati dai cittadini per "problemi di pipistrelli"
dovrebbero astenersi dall'intervenire, "girando" le richieste
agli organi competenti precedentemente citati. Lo stesso riguarda
le Associazioni ambientaliste, fatti salvi i casi in cui esistano
forme di convenzionamento con le Autorità preposte alla tutela
faunistica che stabiliscano la possibilità di intervento
di operatori dell'Associazione in situazioni particolari (es.: soccorso
di esemplari in difficoltà operato dal personale afferente
a centri di recupero convenzionati).
Un'ulteriore eccezione potrebbe essere rappresentata da ditte di
disinfestazione che abbiano seguito seminari sulla tutela dei chirotteri
e che si limitino ad effettuare interventi che escludono la manipolazione
e il disturbo degli esemplari e non alterano i siti di rifugio.
Interventi ammissibili sono quelli di protezione delle strutture
dalle deiezioni degli esemplari (con deflettori, teli protettivi
ecc.) e di occlusione delle fessure interne dei cassonetti delle
persiane avvolgibili (conservando la comunicazione fra il rifugio
e l'ambiente esterno, come illustrato in: http://www.provincia.torino.it/natura/fauna_flora/salviamoli/pippi_abitazioni).
Ciò premesso, va purtroppo evidenziato come, nella realtà
attuale, solo un piccolo numero di Amministrazioni risulti dotato
di personale sufficiente e preparato nel campo della tutela della
chirotterofauna. D'altro canto va precisato che la maggior parte
delle problematiche che conseguono alla presenza di pipistrelli
negli edifici possono essere risolte con la sola informazione, ossia
senza l'esigenza di un intervento diretto. Per tali motivi, è
importante impostare un raccordo informativo fra i vari soggetti
coinvolti e dare la massima diffusione ai materiali informativi
già prodotti, affinchè i cittadini possano autonomamente
trovare le indicazioni che servono per affrontare la maggior parte
delle situazioni.
In Italia è stata quella di Torino la prima Provincia a dotarsi
di un servizio per rispondere alle richieste dei cittadini relative
ai chirotteri e garantirne la tutela. Il servizio, denominato "Primo
Intervento Pipistrelli" (http://www.provincia.torino.it/natura/fauna_flora/salviamoli/pipistrelli)
si inserisce nel quadro delle attività di vigilanza faunistico-ambientale,
con servizio di reperibilità. Le richieste d'intervento vengono
accolte da personale dell'Ente che ha seguito seminari formativi
in campo chirotterologico e fornisce indicazioni di base, spesso
sufficienti per risolvere i problemi. Gli stessi operatori sono
deputati a effettuare sopralluoghi nell'ambito del territorio provinciale,
per valutare situazioni particolari, suggerire interventi, raccogliere
esemplari in difficoltà e recapitarli ai centri/soggetti
territorialmente incaricati del recupero faunistico. Nei casi più
complessi o di particolare interesse naturalistico, viene attivato
l'intervento di chirotterologi della S.Te.P.(Stazione Teriologica
Piemontese).
I dati chirotterologici derivanti da tale attività sono soggetti
a sistematica archiviazione, con l'obiettivo di migliorare le conoscenze
sulla distribuzione delle diverse specie di chirotteri nella provincia,
adempiere alla disposizione del D.P.R. 357/1997 e succ. modd. e
intt. circa il monitoraggio delle catture o uccisioni accidentali
a carico delle stesse specie e, più in generale, acquisire
informazioni utili a indirizzare più proficuamente la conservazione.
Nell'ambito delle aree protette, da segnalare l'operato dell'Ente
Parchi e Riserve naturali del Lago Maggiore, che ha organizzato
seminari tecnici sulla gestione della chirotterofauna e, al suo
sito web http://www.parchilagomaggiore.it/pippi10.htm,
riporta informazioni su vari aspetti inerenti la sua tutela.
RIFERIMENTI
PER I CITTADINI (top)
Autoinformazione
Nel sito della Provincia di Torino http://www.provincia.torino.it/natura/fauna_flora/salviamoli/pipistrelli
informazioni su:
- problemi legati all'utilizzo degli edifici come siti di rifugio
di esemplari o colonie;
- ingressi di esemplari nei locali abitati;
- soluzioni per favorire la presenza dei pipistrelli (spesso richieste
con l'obiettivo di controllare le zanzare);
- rinvenimento di esemplari in difficoltà (neonati, individui
feriti/debilitati);
- rinvenimento di esemplari morti.
Cliccando guida
edifici potrete scaricare il pdf contenente ulteriori informazioni
tecniche sulla tutela dei pipistrelli negli edifici e il superamento
degli eventuali inconvenienti.
Nel sito dell'Ente Parchi e Riserve Naturali Lago Maggiore, all'indirizzo
http://www.parchilagomaggiore.it/pippi10.htm,
informazioni generali sui chirotteri (biologia, riconoscimento delle
specie, problemi di conservazione).
Qualora le informazioni di cui sopra fossero insufficienti:
Informazioni dirette e interventi
- In Provincia di Torino: PROVINCIA DI TORINO - SERVIZIO TUTELA FAUNA E FLORA
Corso Inghilterra, 7/9 - Torino - cell. 3494163347 - tel. 011/861.6987
dal luned“ al giovedí dalle ore 9.00 alle 14.30, il venerdí dalle ore 9.00 alle 13.00
CLINICA VETERINARIA ANUBI
Str. Genova, 299/a - Moncalieri (TO) - tel. 011/6813033
Tutti i giorni compresi i festivi
OSPEDALE VETERINARIO DELLA FACOLTÁ DI MEDICINA VETERINARIA
via Leonardo da Vinci, 48 - Grugliasco (TO) - tel. 011/6709331
- In tutto il Piemonte, limitatamente ai problemi che coinvolgono
edifici monumentali (chiese, castelli, palazzi) e altri beni culturali
e paesaggistici > contattare il Centro Regionale Chirotteri:
- Ente Parco Laghi di Avigliana tel.: 011.9313000; fax 0119328055
e-mail info@centroregionalechirotteri.org).
- In tutti gli altri casi > contattare il Servizio tutela fauna
della Provincia o, se il sito ricade in un'area protetta, l'Ente
gestore della medesima o ancora, laddove esistono, gli altri servizi
di intervento per problemi legati ai chirotteri che operano sul
territorio nazionale (riferimenti su: http://fauna.dipbsf.uninsubria.it/chiroptera/girc/sos.html).
RIFERIMENTI
PER IL PERSONALE CON COMPITI DI TUTELA FAUNISTICA (top)
Per informazioni introduttive, che tuttavia consentono di affrontare
la maggior parte dei problemi, si rimanda agli indirizzi citati
al punto "Indicazioni per i cittadini - Autoinformazione".
.
Per una sintesi delle procedure da seguire si clicchi vademecum.
Mutuato da quello attualmente in uso nella Provincia di Torino (che
costituisce un aggiornamento del protocollo operativo per la standardizzazione
delle procedure d'intervento realizzato dall'Ente Parchi e Riserve
Lago Maggiore), il documento considera la casistica più frequente
delle richieste relative a chirotteri che pervengono dai cittadini
e alcune altre problematiche sempre relative alla chirotterofauna.
RIFERIMENTI
PER LE SOPRINTENDENZE E LE ALTRE AMMINISTRAZIONI COINVOLTE NELLA
TUTELA DEI BENI CULTURALI E PAESAGGISTICI
(top)
La grande potenzialità come ambienti di rifugio per molte
specie di chirotteri (fra le quali varie entità minacciate),
denotata dagli edifici monumentali (castelli, palazzi, torri, fortificazioni,
chiese, campanili
) e da altri tipi di siti d'interesse storico,
artistico o archeologico (ponti o acquedotti antichi, necropoli,
insediamenti preistorici
), porta a confrontarsi con la necessità
che interventi quali lavori di restauro o cambiamenti di destinazione
d'uso, che possono interferire negativamente sugli eventuali chirotteri
presenti, vengano preventivamente sottoposti a valutazione, al fine
di individuare le eventuali componenti critiche e tenerne conto,
adottando gli accorgimenti che consentono di mitigare/azzerare le
interferenze.
Attualmente non vige, in Italia, alcuna norma che obblighi esplicitamente
le Soprintendenze o gli altri Uffici coinvolti nella gestione dei
siti suddetti a vincolare gli interventi con potenziale impatto
sui chirotteri a "perizie chirotterologiche", fatta eccezione
per l'obbligo della valutazione d'incidenza per i siti ricadenti
all'interno o nei pressi di pSIC, SIC, ZSC. La necessità
di rispettare le disposizioni normative a tutela degli esemplari
e dei loro siti di rifugio, valide su tutto il territorio nazionale,
determina comunque, al lato pratico, l'esigenza di attivare procedure
speditive, con caratteristiche analoghe a quelle della valutazione
d'incidenza, anche per gli ambiti del tutto esterni alle aree Natura
2000.
Nella tabella che segue è individuata la casistica in cui si raccomanda l'esecuzione della perizia chirotterologica. Essa si applica in tutti i casi in cui i siti sono frequentati da chirotterofauna e per frequentazione si intende presenza in un qualsiasi periodo dell'anno (ciò significa che le assenze temporanee, ad esempio nelle stagioni in cui i pipistrelli non utilizzano il sito, non devono essere assimilate a situazioni di assenza di frequentazione). La necessità di effettuare la perizia si estende inoltre a tutti i casi in cui non si dispone di informazioni sufficienti sulla presenza/assenza di chirotteri nel sito.
Occorre infine considerare la possibilità di "falsi negativi" nelle perizie, ossia di possibili errori dovuti a difficoltà di rilevamento, ad esempio all'interno di volumi scarsamente ispezionabili o non ispezionabili. Qualora da una perizia derivassero indicazioni di assenza di utilizzo da parte di chirotteri e ciononostante nell'ambito dei successivi interventi si evidenziasse la presenza di esemplari, si raccomanda di richiedere immediatamente il parere di un esperto, al fine di escludere danni agli esemplari.
Nella definizione dei capitolati d'appalto inerenti il medesimo
tipo di edifici/siti, è per altro utile che vengano introdotte
disposizioni affinchè le progettazioni siano svolte tenendo
in conto le esigenze della chirotterofauna. Di riferimento, a tale
scopo, il documento sulla tutela dei pipistrelli negli edifici è
scaricabile cliccando
qui.
SITUAZIONI IN CUI É RACCOMANDATA LA PERIZIA CHIROTTEROLOGICA ALL'INTERNO DI EDIFICI/SITI DEL PATRIMONIO CULTURALE (castelli, palazzi, torri, fortificazioni, edifici ecclesiastici, ponti, acquedotti antichi, necropoli, catacombe, edifici rurali storici, ghiacciaie, cisterne, insediamenti rupestri e in cavitá ipogee, bunker e gallerie di periodo bellico) FREQUENTATI DA CHIROTTERI
1. Lavori di restauro/ristrutturazione (compresi quelli di rifacimento/adeguamento di impianti) e/o cambiamenti di destinazione d'uso (compresi i casi di attivazione di forme di fruizione dopo lunghi periodi di inutilizzo), che interessano: tetti, sottotetti, scantinati o altri ambienti sotterranei, volumi (a qualsiasi livello rispetto al suolo) con soffitti non rivestiti da intonaco liscio.
2. Lavori diversi da quelli al punto 1, che implicano l'allestimento di estese impalcature esterne schermanti.
3. Apposizione di barriere (cancelli o altro) per controllare l'accesso antropico a siti sotterranei. Chiusura degli accessi (porte, finestre, prese d'aria e simili) a soffitte e sottotetti.
4. Allestimento di impianti ex novo o potenziamento di impianti preesistenti finalizzati all'illuminazione notturna dell'edificio/sito, attraverso fari esterni o interni, per motivi estetici/turistici.
5. Lavori di manutenzione, straordinaria e ordinaria (in quest'ultimo caso la perizia sará finalizzata alla programmazione dei complessivi interventi di manutenzione), nei volumi utilizzati dai chirotteri come rifugio o come vie di transito.
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Per quanto riguarda il complessivo territorio piemontese, con riferimento
agli edifici/siti di interesse storico, artistico o archeologico,
il Centro Regionale Chirotteri offre una consulenza di base per
tutti gli aspetti considerati nella tabella, nonché per gli
eventuali problemi determinati da presenza di chirotteri all'interno
dei medesimi ambiti.
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