Interventi
Questa sezione riguarda alcuni degli interventi attuati dal CRC o con la collaborazione del CRC. I casi presentati sono stati scelti per via del loro valore esemplificativo, nell'auspicio che possano stimolare ulteriori iniziative per la conservazione dei pipistrelli.
STAFFARDA
Nell'ambito
delle iniziative volte alla conservazione dei chirotteri e all'informazione/sensibilizzazione
pubblica, previste nel programma promosso dal Settorie Pianificazione
aree protette della Regione Piemonte per il triennio 2006/2009,
sono stati realizzati interventi che riguardano la colonia riproduttiva
di vespertilio maggiore (Myotis myotis) e vespertilio di Blyth (Myotis
blythii) dell'Abbazia di S. Maria di Staffarda (Revello, CN).
Si tratta di una delle maggiori colonie di "grandi Myotis"
note in Italia, composta da circa 1200 femmine adulte cui in giugno
si aggiungono i piccoli, uno per ciascuna femmina gravida. Ogni
anno la colonia si raduna a Staffarda a partire dai primi di aprile;
nella seconda metà di agosto cominciano a evidenziarsi fenomeni
di dispersione, che proseguono fino alla metà di ottobre,
quando anche gli ultimi esemplari abbandonano il sito.
Il sito di rifugio è una stanza di 5x6 metri. Tale vano,
in epoca monastica, era adibito a "camera calda", unico
locale riscaldato del complesso abbaziale. Esso è privo di
elementi figurativi o architettonici di rilievo, ma risulta adiacente
ad ambienti architettonici di particolare valore artistico e storico:
da un lato il chiostro, su cui la stanza si affaccia con un portone,
dall'altro il laboratorio dei monaci, comunicante con la stanza
attraverso una porta interna, utilizzata in passato dai pipistrelli
per accedere al sito di rifugio.
Nel lavoro "I Chirotteri del Piemonte", pubblicato nel
1938, Gulino citava un esemplare di M. myotis e tre esemplari di
M. blythii (allora classificato come M. oxygnatus Monticelli, 1885)
raccolti in "località Staffarda". L'uso del locale
attualmente frequentato, tuttavia, secondo testimonianze raccolte
in loco, risalirebbe agli anni '60.
Quando fu visitato per la prima volta dai chirotterologi della Stazione
Teriologica Piemontese, nel 1990, il sito era inserito nell'itinerario
di visita dell'abbazia e la colonia sottoposta a intenso disturbo.
La mancanza di informazione dei visitatori aggravava la situazione.
C'era chi lanciava addosso ai pipistrelli le pigne raccolte nel
giardinetto del chiostro, sfidando Dracula e altre fantasie horror;
certo non immaginava che nello scompiglio creato dei piccoli sarebbero
caduti dalla volta, ancora troppo piccoli per volare, ma troppo
grandi per essere raccolti dalle madri e tratti in salvo.
E c'era soprattutto chi, dopo aver visitato l'abbazia, si lamentava
con l'Ordine Mauriziano, proprietario del sito, a causa del "degrado"
di quella stanza, del guano sul pavimento e dell'odore che questo
emanava nelle giornate calde. Certo mancava la consapevolezza che
quella era una delle ultime colonie riproduttive di "grandi
Myotis": specie comuni fino alla metà del '900, di cui
oggi, sul complessivo territorio piemontese-valdostano, conosciamo
solo otto siti riproduttivi ed esclusivamente quattro di questi
ospitano ancora colonie di dimensione significativa. Un bene ambientale
minacciato, quindi, non meno prezioso di quello storico-artistico
che lo racchiude.
Secondo testimoni locali la colonia, in precedenza molto più
numerosa, avrebbe subito vari tentativi di eradicazione.
Salvarla
ha voluto dire operare un'azione di sensibilizzazione e mettere
in atto accorgimenti tecnici per risolvere le conflittualità.
Molti hanno collaborato: la S.Te.P., il WWF (in particolare il gruppo
di Orbassano), il Servizio Pianificazione aree protette della Regione
Piemonte e il CRC. La Fondazione Ordine Mauriziano ha agevolato
variamente la realizzazione delle azioni di conservazione.
Al fine di limitare ai visitatori il disagio creato dal guano sono
stati utilizzati teli di polietilene. Collocati sul pavimento, al
di sotto della colonia, consentono la raccolta e la rimozione delle
deiezioni. A partire dal 1991, nel periodo di frequentazione da
parte dei chirotteri tale operazione viene effettuata con cadenza
approssimativamente mensile.
Per impedire l'accesso del pubblico al rifugio e favorire l'accesso
dei chirotteri direttamente dall'esterno (anziché attraverso
il laboratorio dei monaci), in data 8/06/93 era stata chiusa con
un pannello di compensato la porta comunicante con il laboratorio
e aperto il portone che dà sul chiostro, schermando tale
accesso con un telaio rivestito di rete opaca, con apertura superiore
per il passaggio (a chicane) dei pipistrelli. L'entrata dei visitatori
era così fortemente scoraggiata, benchè non del tutto
preclusa. Presso il sito era stato collocato un pannello informativo
ed effettuate ulteriori attività di informazione attraverso
la stampa e nell'ambito di conferenze divulgative.
Il CRC, nei primi mesi del 2007, è intervenuto sugli accessi
in modo da escludere definitivamente ingressi non consentiti. Ora,
nel periodo di presenza dei chirotteri, si accede solo per la rimozione
del guano e ai fini delle operazioni di censimento. E' stato parallelamente
realizzato un circuito con telecamere con illuminazione IR, poste
internamente al rifugio, e monitor esterno: il pubblico può
così osservare la colonia senza recare ad essa alcun disturbo.
Pannelli informativi aggiornati e un depliant, a disposizione in
biglietteria, spiegano il significato conservazionistico dell'azione,
inquadrandola nel più generale contesto delle iniziative
di tutela della chirotterofauna.
La colonia è finalmente tranquilla! Se vorrete venire a Staffarda,
oltre alla splendida abbazia cistercense fondata nel XII secolo,
da aprile e per tutta l'estate, avrete occasione di vedere i pipistrelli.
LA GROTTA DI PUGNETTO
Le grotte di Pugnetto (Mezzenile, TO) costituiscono un sistema
di quattro cavità sotterranee, che si aprono in formazioni
di calcescisti intercalate a serpentiniti. Larea che le ospita
è stata classificata Sito di Importanza Comunitaria ai sensi
della Direttiva 92/43/CEE (SIC IT1110048 Grotta di Pugnetto).
Tale riconoscimento si deve alla presenza dellhabitat grotte
non ancora sfruttate a livello turistico, citato nellallegato
I della Direttiva, alla frequentazione da parte di almeno tre specie
di chirotteri in allegato II - Rhinolophus ferrumequinum, Myotis
emarginatus e Myotis myotis - e alla presenza di artropodi fra i
quali il coleottero Dellabeffaella roccai, endemico di Pugnetto.
Quanto segue è relativo alla cavità di maggiore estensione,
posta a 820 m s.l.m. e avente sviluppo planimetrico complessivo
pari a 765 m. E conosciuta coi nomi di Grotta di Pugnetto,
Borna del Pugnet o Grotta maggiore.
Il
primo resoconto naturalistico che parla della presenza di pipistrelli
al suo interno, data al novembre 1814, quando F. Bonelli vi raccolse
28 Rhinolophe murin (1). Tali esemplari non risultano
attualmente reperibili in collezioni museali e non è possibile
verificarne la determinazione; il loro numero lascia tuttavia intendere
una situazione di notevole abbondanza di chirotteri.
Resoconti successivi, relativi alla prima metà del 900,
attestano la presenza di almeno quattro specie di chirotteri: Rhinolophus
ferrumequinum, Rhinolophus hipposideros, Myotis emarginatus e Myotis
myotis. In particolare, in periodo dibernazione, dovevano
essere numerosi gli esemplari di R. ferrumequinum e R. hipposideros.
Una nota del 1951 (2), relativa allasportazione dalla cavità
di abbondanti cumuli di guano, è nel contempo testimonianza
di presenza di chirotterofauna anche in periodo estivo: è
probabile che si trattasse di una colonia riproduttiva o, in alternativa,
di numerosi esemplari utilizzanti il sito semplicemente per il riposo
diurno.
I dati chirotterologici di significato attuale derivano dai rilevamenti
condotti annualmente dalla S.Te.P. a partire dal 1997, nellambito
di singoli sopralluoghi invernali. Il numero di esemplari osservati
in ciascuna visita varia da un minimo di 5 a un massimo di 25, complessivamente
riferibili alle specie Rhinolophus ferrumequinum (1-2 esemplari),
Myotis emarginatus (2-15 esemplari) e Myotis myotis/Myotis blythii
(1-10 esemplari; queste ultime due specie hanno aspetto molto simile
e non sono state discriminate perché ciò avrebbe richiesto
la manipolazione degli individui, evitata per contenere il disturbo).
Lo scarsissimo guano presente dimostra che durante la buona stagione
la grotta è utilizzata solo occasionalmente e da pochissimi
esemplari.
Il confronto fra dati attuali e dati storici evidenzia come sia
venuta meno la frequentazione invernale da parte di una specie,
Rhinolophus hipposideros, e come, dal punto di vista quantitativo,
siano diminuiti gli effettivi presenti sia in ibernazione sia durante
la buona stagione. Le cause di tale impoverimento
faunistico sono molteplici, ma fra di esse vi è certamente
anche il disturbo arrecato dalluomo allambiente ipogeo.
La Grotta di Pugnetto è facilmente accessibile e, avendo
sviluppo prevalentemente orizzontale, è visitabile anche
dai meno esperti.
Nel tempo lambiente interno è stato progressivamente
depauperato dalluomo: abbandono di rifiuti; asportazione,
pressochè totale, delle concrezioni e dei cristalli; pareti
imbrattate da scritte; disturbo connesso alle visite. A metà
del 900 furono anche effettuati interventi di sistemazione
interna, volti a una vera e propria turisticizzazione. Laconico,
in proposito, il commento di due biospeleologi dellepoca:
Lottava caverna, che una volta aveva abbondanti depositi
di guano, ora è ridotta un piazzale, mentre sulla parete
è stato costruito un altarino. Cosa bella e suggestiva, ma
per il biospeleologo interessava di più il guano, ora scomparso
completamente, con tutta la sua abbondante fauna (2).
Alla fine degli anni 90 sono stati proposti nuovi interventi
finalizzati alla turisticizzazione. Il progetto, successivamente
accantonato, prevedeva anche la realizzazione di un impianto di
illuminazione e avrebbe significato la perdita totale dellidoneità
del sito nei confronti dei chirotteri.
Sebbene impoverita, la chirotterofauna attualmente associata al
sito va ancora considerata di rilevanza naturalistica e conservazionistica.
In particolare, il piccolo nucleo di M. emarginatus rappresenta
la colonia ibernante più numerosa nota per questa specie
sul complessivo territorio piemontese-valdostano.
Per la conservazione del sito, con i chirotteri e gli invertebrati
endemici ancora presenti, è stato redatto un Piano di Gestione
(3). Il documento prescrive la chiusura della cavità con
un cancello idoneo al passaggio dei chirotteri, lesclusione
di qualsiasi forma di fruizione dallautunno alla primavera
e la regolamentazione dellaccesso nel resto dellanno.
La necessità di evitare il disturbo in periodo invernale
deriva dalla particolare sensibilità dei chirotteri durante
il letargo: la presenza umana in grotta, con tutto ciò che
comporta (rumori, illuminazione artificiale, rialzo termico), può
causarne il risveglio, che avviene attraverso il consumo di preziose
riserve lipidiche. Risvegli artificiali ripetuti possono far sì
che gli esemplari arrivino alla fine dellinverno senza grassi
sufficienti per il risveglio definitivo, o così defedati
da non poter riprendere efficacemente lattività.
Nellambito delle iniziative volte alla conservazione dei chirotteri
previste nel programma promosso dal Settore Pianificazione aree
protette della Regione Piemonte per il triennio 2006/2009, è
stata attuata la chiusura dellaccesso alla grotta. Il cancello,
realizzato in modo da non interferire col transito dei pipistrelli,
rimane chiuso fra il 1 novembre e il 31 marzo (con possibilità
di estensione del periodo qualora si realizzino condizioni meteorologiche
particolarmente avverse). Della regolamentazione dellaccesso
al di fuori di tale periodo, in fase di definizione, si darà
notizia attraverso questo stesso sito.
Riferimenti bibliografici
(1) Camerano L., 1906. I manoscritti di F. A. Bonelli. Appunti intorno
ai Mammiferi. Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. R. Univ. Torino, XXI,
n. 536: 1-6.
(2) Capra F. e Conci C., 1951. Nota sulle Grotte del Pugnetto in
Val di Lanzo e sulla loro fauna. Rass. Speleol. Italiana, 3 (3):
73-81.
(3) I.P.L.A.- Istituto per le Piante da Legno e lAmbiente,
2001. Grotte di Pugnetto. Piano di Gestione Naturalistica. Regione
Piemonte, Settore Pianificazione Aree Protette. Pp.63.
Informazioni sugli artropodi della Grotta di Pugnetto:
http://digilander.libero.it/enrlana/pugn1.htm
|