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Il Centro Regionale Chirotteri non é attualmente operativo per mancanza di finanziamenti.
Per informazioni o necessitá si prega di fare riferimento all'indirizzo e-mail biodiversita@regione.piemonte.it


Pipistrelli, agricoltura e zootecnia

I PIPISTRELLI NEGLI AGROECOSISTEMI (top)

Nel neolitico l’uomo si è trasformato da cacciatore nomade in agricoltore e allevatore residente e ha cominciato a sostituire agli ecosistemi naturali gli agroecosistemi: campi seminati, prati mantenuti attraverso la pratica dello sfalcio o pascolati, colture arboree.
Nel processo di disboscamento e messa a coltura alcune specie di pipistrelli sono state in un primo tempo favorite: la presenza di ambienti aperti, accanto a quelli forestali che permanevano, costituiva una facilitazione per i chirotteri abituati a cacciare nelle radure o volando presso il suolo di ambienti forestali con sottobosco rado.
Vespertilio maggiore (Myotis myotis) Si ritiene che ciò sia capitato, ad esempio, al vespertilio maggiore, che ricerca al suolo grossi insetti forestali come i carabi: in ambienti artificiali con vegetazione erbacea bassa - come i pascoli, i vigneti e i frutteti - risulta più agevole volare in prossimità del terreno e catturare le prede.
Un’altra specie che probabilmente è stata favorita è il rinolofo maggiore, che si alimenta preferenzialmente di falene e coleotteri, fra i quali varie specie di coprofagi, reperite sullo sterco degli ungulati selvatici o domestici. Caccia in prossimità del suolo, in volo oppure all'aspetto, appigliandosi a posatoi rappresentati generalmente da rami bassi e scandagliando l’ambiente circostante per individuare le prede. Ambienti di foraggiamento ideali per questa specie sono i pascoli alternati a formazioni forestali a latifoglie intercorressi da siepi alte o filari arborei, che gli esemplari seguono negli spostamenti.
Con l’avvento dell’ agricoltura meccanizzata il vantaggio di tali chirotteri è improvvisamente venuto meno. Dalla fine della seconda guerra mondiale, i trattori e le altre macchine agricole hanno consentito la coltivazione rapida di vaste superfici di terreno. Siepi e boschetti relittuali, divenuti d'intralcio al movimento delle macchine, sono stati progressivamente eliminati, creando ampi spazi aperti che limitano gli spostamenti dei chirotteri (preferiscono volare costeggiando elementi strutturati dell’ambiente e varie specie evitano del tutto gli spazi aperti); assieme a tali formazioni di vegetazione sono scomparse o andate incontro a drastiche riduzioni demografiche numerose specie di insetti forestali, fino ad allora sopravvissute all’interno di quella sorta di ambienti forestali in miniatura.
Contemporaneamente ha cambiato volto anche l'allevamento, sempre più orientato verso la stabulazione dei capi e la loro alimentazione con mangimi. L’assenza di bestiame al pascolo ha determinato la scomparsa o la drastica riduzione degli scarabei e di molte altre specie di insetti coprofagi, che nelle aree private degli ungulati selvatici erano divenute dipendenti dalla presenza di quelli domestici.
Più in generale, l’entomofauna è stata sottoposta all’azione degli insetticidi, usati spesso in maniera assolutamente esagerata. Ciò ha portato alla scomparsa di specie di insetti, alla riduzione demografica delle specie sopravvissute e alla presenza, nell’ambiente, di insetti contaminati. Per i pipistrelli si è trattato di un impoverimento quantitativo e qualitativo della loro base alimentare, nonché della comparsa di un nuovo fattore di mortalità: consumando insetti contaminati, da formidabili insettivori quali sono, possono accumulare nei loro corpi dosi di pesticidi dannose e talora addirittura letali.
Il fenomeno ha riguardato anche gli ambienti acquatici: pesticidi e fertilizzanti hanno alterato la qualità idrica, condizionando la presenza e l’abbondanza degli invertebrati legati all’acqua e, conseguentemente, quella dei loro predatori. Per molte specie di chirotteri le zone umide rappresentano ambienti di foraggiamento importantissimi, presso le quali ricercano insetti fra la vegetazione di bordura o volando sull’acqua. Per una di esse, il vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii) è stato verificato come, per lo meno nel breve termine, situazioni di eutrofizzazione possano risultare vantaggiose per via dell’incremento dei ditteri chironomidi; più in generale, tuttavia, l’attività della complessiva chirotterofauna risulta minore sopra gli ambienti acquatici alterati rispetto a quelli caratterizzati da maggior naturalità ed è ipotizzabile che tale discrepanza sia tanto maggiore quanto più gravi sono gli effetti degli inquinanti sugli invertebrati predati (Vaughan et al., 1996; Biological Conservation, 78 (3): 337-343; Wickramasinghe et al., 2003; Journal of Applied Ecology, 40: 984–993).
Condizioni favorevoli alla chirotterofauna si realizzano ancora nei territori interessati dalla cosiddetta “agricoltura tradizionale”, ma potrebbero essere ripristinate, per lo meno parzialmente, anche in ambiti caratterizzati da forme di utilizzo più intensive, adottando le pratiche che distinguono l’agricoltura “biologica” da quella “convenzionale” (in particolare la riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti sintetici) e ricreando componenti paranaturali del paesaggio; nel paragrafo che segue viene suggerito come fare.
Per maggiori informazioni sul tema agricoltura biologica vs. agricoltura convenzionale, segnaliamo due lavori che mettono a confronto la composizione di chirotterofauna ed entomofauna di aree ad agricoltura biologica e aree ad agricoltura convenzionale, in Inghilterra e Galles: Wickramasinghe et al., 2003, Journal of Applied Ecology, 40: 984–993; Wickramasinghe et al., 2004, Conservation Biology, 18(5): 1283-1292.
Per quanto riguarda gli effetti che derivano all’uomo dal metter in atto le misure sottoelencate, ci limitiamo ad osservare che si tratta di benefici ad ampio spettro, che riguardano fra l’altro la salute, la sfera ricreativa e culturale e il “ritorno”, per l’attività agricola stessa, connesso al ruolo che i pipistrelli svolgono come agenti di lotta biologica. Ricordiamo che i pipistrelli insettivori sono, fra i vertebrati, i principali consumatori di insetti notturni (gli uccelli insettivori, salvo rarissime eccezioni, sono diurni) e perciò rivestono un ruolo insostituibile nel controllo di varie specie di interesse agrario-forestale. Come esempio particolarmente eclatante di interazione fra chirotteri e insetti dannosi all’agricoltura suggeriamo il caso che vede coinvolte le maggiori colonie di Tadarida brasiliensis presenti negli USA e il lepidottero Helicoperva zea: http://ngm.nationalgeographic.com/ngm/0204/feature7/index.html

MISURE IN CAMPO AGRO-ZOOTECNICO PER LA CONSERVAZIONE DEI PIPISTRELLI (top)

Le misure sottoelencate hanno un significato ai fini della tutela dei chirotteri e, più in generale, della conservazione della complessiva biodiversità. Per tale ruolo e, in alcuni casi, per compensare perdite di produzione, meritano di essere incentivate attraverso i Piani di Sviluppo rurale o altri strumenti di sostegno. In Piemonte il Piano di Sviluppo rurale per il periodo 2007 /2013 ( http://www.regione.pmn.it/agri/psr2007_13/index.htm), seppur secondo modalità e criteri che potrebbero essere migliorati per ottenere maggiori risultati, prevede forme di incentivazione relative alla maggior parte delle misure citate.

♦ Ridurre il più possibile l’impiego dei pesticidi, ricorrendo a forme diverse di controllo degli organismi dannosi (lotta integrata, lotta biologica). Laddove i trattamenti siano giudicati indispensabili, effettuarli di prima mattina (ciò diminuisce la probabilità di cattura da parte dei pipistrelli di insetti trattati che non siano deceduti) e porre attenzione ad evitare l’irrorazione delle aree esterne alla superficie coltivata.

♦ Ridurre il più possibile l’impiego dei fertilizzanti e in particolare di quelli di sintesi.

Siepi ♦Conservare/ripristinare gli elementi paranaturali del paesaggio agrario “tradizionale”: siepi (composte da più specie arboree e arbustive e strutturalmente complesse, in particolare si raccomanda che siano alte), filari arborei, boschetti, fossati e piccoli stagni artificiali (“peschiere”). Si tratta di elementi ambientali che producono insetti, offrono opportunità di rifugio e agevolano gli spostamenti dei pipistrelli; nei contesti più artificializzati, dalla loro disponibilità può dipendere la presenza di molte specie di chirotteri.
Impiantando vegetazione occorre utilizzare specie autoctone proprie dell’area. Gli esemplari arborei vetusti preesistenti (spesso gelsi e salici capitozzati) devono essere salvaguardati.
Grande importanza ha la ricostituzione della connettività ambientale, che si realizza tutelando le formazioni lineari di vegetazione arborea ed alto-arbustiva, prevalentemente sopravvissute lungo i corpi idrici, ripristinando i vuoti che le interrompono e mettendole in collegamento.
Per informazioni tecniche su questi aspetti:

AA.VV., senza data. Guide pour la plantation des haies. Brochure technique n°3. Ministere de la Region Wallonne. Division de la Nature etr des Foret. Direction de la Conservation de la Nature et des Espaces verts. Pp. 78.
http://environnement.wallonie.be/publi/dnf/guide-haies.pdf

Agence Régionale de l’Environnement de Haute-Normandie, 2008. Bibliographie sur la haie. Pp. 33.
http://www.arehn.asso.fr/centredoc/biblios/haie.pdf

Barr C.J., Britt C.P., Sparks T.H. & Churchward J.M. (Eds), 2005. Hedgerow management and wildlife. A review of research on the effects of hedgerow management and adjacent land on biodiversity. Department for Environment, Food and Rural Affairs, London.
http://www.defra.gov.uk/farm/environment/landscape/documents/hedgerow-survey-handbook.pdf

Dinetti M., 2000. Infrastrutture ecologiche - Manuale pratico per progettare e costruire le opere urbane ed extraurbane nel rispetto della conservazione della biodiversità. Il Verde Editoriale. Pp. 214.

Macdonald D.W. & Johnson P.J., 1995. The relationship between bird distribution and the botanical and structural characteristics of hedges. Journal of Applied Ecology, 32: 492-505.

Malcevschi S., Bisogni L.G. & Gariboldi A.,1996. Reti ecologiche ed interventi di miglioramento ambientale. Il Verde Editoriale. Pp. 222.

Mezzalira G., 1990. Piantare delle siepi. Le Foreste, 5-6: 12-26.

Rabacchi R., 1999. Siepi, nidi artificiali e mangiatoie. CISNIAR. Cierre Edizioni. Pp. 248. edizioni@cierrenet.it

Sergio F., 1999. Impianto, cura e gestione di siepi e boschi finalizzati alla conservazione della biodiversità e alla produzione di legname entro il Parco Adda Sud. Pp. 123.
http://www.parcoaddasud.lombardia.it/zip/manuale.zip

♦ Attuare interventi per incrementare l’eterogeneità dei territori a monocoltura. In tali ambiti, caratterizzati da poche specie di insetti alcune delle quali possono mostrare forti pullulazioni stagionali (ad esempio le zanzare nelle risaie) danno risultati significativi anche interventi apparentemente banali, quali la creazione di spazi occupati da colture diverse e la conservazione di fasce incolte (larghe 3-10 m) non trattate con fitofarmaci, lungo i confini delle proprietà, la viabilità rurale e la rete irrigua.
Esperienze realizzate recentemente nelle risaie piemontesi hanno dimostrato come la creazione di fossati che conservino aree sommerse durante i periodi di asciutta, consentendo la sopravvivenza di comunità biologiche più ricche ed equilibrate, dia risultati estremamente positivi ai fini della tutela della biodiversità e del controllo delle zanzare.
http://www.provincia.novara.it/settagr/schede_tecniche/opuscolo_risaia_e_biodiversita.pdf

Nei frutteti e nei pioppeti mantenere fra i filari fasce inerbite: garantiscono una produttività di insetti maggiore rispetto al terreno nudo e, se l’utilizzo di pesticidi non è limitante, possono costituire terreni di caccia frequentati anche da specie di interesse conservazionistico elevato, come il vespertilio maggiore.

Negli agroecosistemi in un cui scarseggiano alberi idonei al rifugio dei pipistrelli può avere un ruolo positivo la collocazione di bat box, rifugi artificiali che imitano le condizioni delle cavità arboree (si veda al esempio il sito della ditta Schwegler, che produce bat box in cemento e segatura per ambienti agroforestali:
http://www.schweglershop.de/shop/index.php?cPath=34_38&language=en&osCsid=3b654488dbad63ee23333487453789d2). Il ricorso a tali manufatti non può tuttavia giustificare l’abbattimento di eventuali alberi con potenziali rifugi naturali e, per essere coerente, dovrebbe accompagnarsi a iniziative finalizzate all’incremento della disponibilità dei rifugi naturali.

♦ Ove è possibile, favorire la conversione dei seminativi in pascoli. Questi ultimi non richiedono trattamenti con fitofarmaci e il pascolamento (in particolare quello bovino), praticato secondo criteri di sostenibilità ecologica, favorisce la presenza di insetti coprofagi che rappresentano una risorsa alimentare molto importante per alcune specie di chirotteri minacciate, come il rinolofo maggiore.

♦ Nei trattamenti antiparassitari del bestiame evitare o limitare l’uso di farmaci del gruppo delle avermectine (lattoni macrociclici di prima generazione), che determinano effetti negativi sulla fauna coprofaga. In particolare, l’ivermectina agisce su varie specie di ditteri e coleotteri: i residui del prodotto che rimangono nelle feci del bestiame trattato condizionano gli stadi larvali di tali insetti, determinando mortalità, anomalie nello sviluppo e incapacità di raggiungere lo stadio adulto; effetti negativi più blandi sono stati evidenziati su insetti adulti. Le conseguenze sono particolarmente gravi nel caso di somministrazione attraverso boli intraruminali, minori con gli altri tipi di somministrazione.
Poiché riducono la disponibilità ambientale dei coprofagi, i trattamenti con avermectine risultano sfavorevoli anche per i chirotteri predatori di tali insetti, ad esempio il vespertilio maggiore e il rinolofo maggiore. Fra giugno e agosto, nel raggio di almeno 4 km intorno ai siti riproduttivi di tali specie, i trattamenti dovrebbero essere esclusi.
Indicazioni più generali sono: l’esclusione di utilizzo dei boli intraruminali; il trattamento in periodo autunnale o la stabulazione dei capi trattati (indicativamente per 2 settimane) e lo stoccaggio delle feci il tempo necessario affinchè perdano di tossicità; il trattamento scaglionato del bestiame di una stessa area (in modo che sia sempre presente al pascolo, se la stagione lo consente, bestiame non trattato); il ricorso a farmaci alternativi, basati su principi attivi a minor tossicità (come la moxidectina, appartenente al gruppo delle milbelmicine, lattoni macrociclici di seconda generazione, o i benzimidazoli fenbendazolo e oxfendazolo).
Misure utili per limitare la necessità dei trattamenti sono il pascolo a rotazione di ungulati diversi (bovini/equini/ovicaprini), l’allevamento di razze rustiche locali (più resistenti) e le azioni che determinano miglioramento dello stato nutrizionale dei capi (aumenta la reattività nei confronti dei parassiti).

♦ Mettere in atto misure e interventi gestionali finalizzati alla conservazione delle colonie di chirotteri che utilizzano come siti di rifugio edifici rurali o altri ambiti di pertinenza di aziende agricole.
Le leggi vigenti sanciscono la stretta protezione di tutte le specie di chirotteri e vietano il danneggiamento e la distruzione dei loro siti di rifugio ( I pipistrelli e la Legge); ciononostante, pur nel rispetto di tali disposizioni, un’assenza di attenzioni gestionali nei confronti delle colonie (in particolare di quelle più sensibili e che frequentano rifugi utilizzati dall’uomo) può tradursi nell’abbandono dei siti e in perdite demografiche. All’opposto, l’adozione di misure precauzionali e la realizzazione di interventi mirati possono massimizzare la ricettività dei rifugi, contribuendo in maniera attiva e significativa alla conservazione dei chirotteri.
In Piemonte, l’ Assessorato regionale Agricoltura, Tutela Fauna e Flora, in sinergia con le attività del Centro Regionale Chirotteri, ha attivato un progetto finalizzato a stimolare gli operatori agricoli ad impegnarsi in tal senso, nonché a tributare un riconoscimento ufficiale a coloro che lo fanno, in relazione al beneficio che ne deriva all’intera collettività (la tutela della fauna è interesse della comunità nazionale e internazionale: L. 157/1992, art. 1).
Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus) Il progetto riguarda gli edifici rurali e i siti sotterranei artificiali (ghiacciaie, gallerie scavate nel tufo, nel gesso o in altra pietra tenera e utilizzate nel tempo per varie funzioni connesse all’agricoltura) di pertinenza di aziende agricole e utilizzati come rifugi da colonie di chirotteri di grande interesse conservazionistico. Le colonie considerate sono quelle associate a rifugi di grande volume (corrispondenti a vani calpestabili quali stalle, fienili, sottotetti, cantine, cavità ispezionabili del sottosuolo ecc.) e rispondenti ai criteri per la selezione dei siti di maggior interesse conservazionistico nazionale (tab. 1).
In secondo ordine, e qualora compatibile con la disponibilitá di fondi stanziati, possono essere ammesse anche colonie che non soddisfano i criteri della tabella, purché si tratti di aggregazioni riproduttive di specie in allegato II Direttiva 92/43/CEE o di colonie ibernanti nelle quali siano presenti almeno 10 esemplari di specie in allegato II Direttiva 92/43/CEE.
A seconda delle caratteristiche dei siti, della chirotterofauna presente e delle problematiche connesse all’utilizzo antropico, gli interventi che si possono realizzare sono vari, riguardando uno o più di uno degli aspetti elencati in tab. 2.


Tab. 1. Criteri per la selezione dei siti di svernamento e/o riproduttivi di chirotterofauna di maggior interesse conservazionistico nazionale (da: Agnelli et al., 2004. Quad. Cons. Natura, 19, Min. Ambiente-Ist. Naz. Fauna Selvatica).


N° specie

Specie

N° esemplari

>4

Qualsiasi

> 50

3

Qualsiasi

>100

2

Tutte tranne se entrambe fra: P. kuhlii, H. savii, P. pipistrellus e P. pygmaeus

> 150

>1

M. punicus e specie All. II Direttiva 92/43/CEE tranne M. schreibersii

> 50

1

M. schreibersii e tutte le specie non citate nella riga precedente tranne: P. kuhlii, H. savii, P. pipistrellus e P. pygmaeus

> 200


Tab. 2. Tipologie di intervento per conservare o incrementare l’idoneità dei rifugi ad ospitare le colonie di chirotteri.


Finalità dell’intervento

Tipologia di intervento

Minimizzazione del disturbo antropico diretto

Adozione di accorgimenti di rispetto nella conduzione di attività nei pressi delle colonie: differimento di lavorazioni rumorose alle fasi biologiche caratterizzate da minor sensibilità al disturbo o ai periodi di assenza dei chirotteri; limitazione della presenza antropica allo stretto necessario per le esigenze di conduzione.

Controllo dell’accessibilità antropica al sito mediante apposizione di segnaletica e/o barriere fisiche che non ostacolino il transito dei chirotteri, al fine di prevenire ingressi non autorizzati, azioni di disturbo da parte di persone disinformate e atti vandalici.

Isolamento del volume utilizzato dai chirotteri rispetto ai volumi utilizzati dall’uomo attraverso setti che non ostacolino il transito dei chirotteri.

Miglioramento delle condizioni di oscurità


Riduzione dell’illuminazione artificiale che interessa l’area utilizzata come rifugio e gli accessi che i chirotteri utilizzano per andare e venire dal sito: accorciamento del periodo di illuminazione, esclusione di punti-luce, apposizione di barriere schermanti.

Riduzione dell’illuminazione naturale (diurna) che interessa l’area utilizzata come rifugio: apposizione di barriere schermanti.

Miglioramento del microclima


In funzione delle specie bersaglio e della fase biologica interessata, miglioramento delle condizioni di temperatura e umidità del sito mediante interventi quali: chiusura di aperture in eccesso o realizzazione di setti protettivi (in particolare per eliminare correnti d’aria negative e senza interferire con il transito dei chirotteri); miglioramento della coibentazione; collocazione di vasche d’acqua per umidificare.

Miglioramento delle condizioni per l’appiglio degli esemplari

Incremento della superficie idonea all’appiglio degli esemplari mediante apposizione di intonaco rugoso o di altri materiali ruvidi (pietra, mattoni, legno).

Riduzione della mortalità causata da componenti dell’edificato o materiali/strumenti pericolosi per i chirotteri


Minimizzazione dell’impatto dovuto a strutture a scorrimento (es.: serrande) o costituenti potenziali trappole a caduta (es.: elementi verticali delle grondaie, camini) mediante apposizione di listelli a spazzola, griglie o altri mezzi atti a prevenire l’intrappolamento di esemplari.

Rinuncia all’utilizzo di materiali/strumenti pericolosi o fonte di potenziale disturbo (emettitori di ultrasuoni, collanti, insetticidi e antifungini per superfici) o loro impiego adottando accorgimenti che consentano di escluderne l’impatto negativo (es.: al di fuori del periodo in cui sono presenti esemplari).

Riduzione della mortalità connessa a predazione

Segnalazione di eventuali problemi di disturbo alle colonie dovuti alla predazione da parte di animali domestici o selvatici. Collaborazione ad eventuali attività di prevenzione, ad esempio mediante apposizione di barriere per escludere l’accesso dei predatori ai rifugi o alle vie di transito dei chirotteri o, ancora, accordando disponibilità alla collocazione di mezzi di cattura selettivi e collaborando al loro monitoraggio, di concerto con le Autorità territorialmente preposte al controllo faunistico.

Riduzione del disturbo da parte dei piccioni

Interventi sugli accessi al sito di rifugio volti a scoraggiare la presenza dei piccioni mantenendo la possibilità di transito per i chirotteri: riduzione delle aperture mediante apposizione di listelli orizzontali; realizzazione di accessi a chicane.


Alle aziende agricole viene garantita l’assistenza tecnico-scientifica per la realizzazione degli interventi e la verifica dei loro effetti, attraverso il monitoraggio delle presenze di chirotteri e dei parametri ambientali rilevanti (ad es. microclimatici), nonché il rimborso delle eventuali spese sostenute. A ciascuna azienda viene inoltre attribuito un attestato di merito e un riconoscimento annuo di 500 Euro.
Nel 2008 hanno partecipato all’iniziativa quattro aziende.
Colonia di vespertilio smarginato tutelata con la collaborazione dei proprietari della stalla che utilizza come sito riproduttivo. Due di esse ospitano colonie riproduttive di vespertilio smarginato all’interno di stalle, un’associazione non casuale, dal momento che il vespertilio smarginato ama i rifugi caldi e ha come prede preferite le mosche (le cattura mentre sono inattive, posate, svolgendo nottetempo il ruolo che di giorno spetta alle rondini). In una delle colonie sono stati contati, prima dei parti, fino a 277 esemplari adulti, nell’altra colonia, che rappresenta la maggiore aggregazione riproduttiva della specie attualmente segnalata in Italia, fino a 713 esemplari adulti.
Le altre due aziende posseggono cavità ipogee (nel tempo utilizzate per l’estrazione di gesso, la coltivazione di funghi e, attualmente, per il rimessaggio di materiali e attrezzi) rispettivamente utilizzate da una colonia riproduttiva di vespertilio maggiore e vespertilio di Blyth (complessivamente circa 500 esemplari prima dei parti) e da una colonia di svernamento di rinolofo maggiore (la maggiore aggregazione ibernante di tale specie nota a livello regionale piemontese: nell’inverno 2007/08 vi sono stati censiti 83 esemplari).
I proprietari delle aziende agricole che ospitano le quattro colonie hanno dimostrato piena disponibilità a collaborare alla tutela dei chirotteri, agevolando le attività di monitoraggio e impegnandosi concretamente nella minimizzazione dei fattori di disturbo.
Nel 2009 le quattro aziende hanno riconfermato la partecipazione al progetto e ad esse se ne sono aggiunte ulteriori tre. Due di queste ultime ospitano colonie di grandissima importanza conservazionistica: l'unica colonia riproduttiva di rinolofo maggiore attualmente nota in Piemonte e la maggiore colonia riproduttiva di rinolofo minore fra le tre attualmente note per tale specie nella regione. La loro scoperta, proprio grazie al progetto, consentirá di tutelarle attivamente.

L’ Assessorato regionale Agricoltura, Tutela Fauna e Flora intende proseguire il progetto, finanziandolo in rapporto alle disponibilità dei bilanci annuali. Ci auguriamo che vengano così “scoperte” e meglio tutelate ulteriori colonie e invitiamo le aziende agricole che ospitano colonie di pipistrelli in ambiti di volume cospicuo a farsi avanti: info@centroregionalechirotteri.org





Testi e iconografia, salvo ove diversamente specificato a cura di: E. Patriarca e P. Debernardi.
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